giovedì 23 marzo 2017

Novità: LO SFASCIO DEL BELPAESE di Vittorio Emiliani

Questo libro è la cronaca di un autentico "suicidio" culturale: quello della Nazione italiana. Col tradimento, quotidiano ormai, dell'articolo 9 della Costituzione: "La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione". Dove? Quando?
Questo libro è costruito su fatti, cifre, notizie che diventano di per sé polemica: tanti sono i triboli inflitti, soprattutto dal 1994, alla tutela della immensa Bellezza — a parole sempre declamata — alla quale sono state prima sottratte le già modeste risorse dello Stato, fino a dimezzarle nel primo decennio del terzo millennio. Dissanguamento che ci pone al 22° posto in Europa davanti alle sole Grecia e Romania.
Questo libro racconta gli assalti ai paesaggi italiani (tanti da Nord a Sud, sempre straordinari), riempiti di cemento e di asfalto strade su strade, persino quelle poderali, un folle consumo di suolo, il doppio della media europea, erodendo i Parchi stessi.
Questo libro descrive ciò che stampa e tv molto spesso non descrivono: i guasti profondi e capillari di cosiddette "riforme" varate per decreto legge, per decreto ministeriale, persino tramite emendamenti dell'ultima ora, da Berlusconi a Renzi. Una situazione di paralisi e insieme di caos nell'amministrazione dei beni culturali e paesaggistici.

Un libro che documenta Belpaese e Malpaese.

Vittorio Emiliani (1935) ha cominciato a collaborare giovanissimo prima a Comunità, poi al Mondo di Pannunzio e all’Espresso di Benedetti. Al Giorno ha iniziato ad occuparsi e a scrivere di urbanistica e di centri storici sollecitato anche dal direttore Italo Pietra, compiendo numerose inchieste. La conoscenza dei problemi della tutela l’ha approfondita frequentando le Soprintendenze, a cominciare da quella di Bologna e della Romagna retta prima da Cesare Gnudi e poi dal fratello maggiore Andrea, partecipando ai censimenti dei centri storici di intere vallate. A Roma, al Messaggero che poi ha diretto per sette anni, ha potuto ampliare la gamma dei propri interessi in materia.



Vittorio Emiliani
LO SFASCIO DEL BELPAESE
Beni culturali e paesaggio da Berlusconi a Renzi
 [ISBN-978-88-7497-653-9]
Formato 12 x 19,5
Pag. 200 - Euro 15,00


sabato 28 febbraio 2015

Novità: IL PRIMO CENTRO-SINISTRA di Franco Ferrarotti

Questi corsivi, pubblicati sul quotidiano «La Giustizia», diretto da Michele Pellicani, oltre mezzo secolo fa conservano stranamente un’attualità inquietante. La sfida che indicano è a tutt’oggi di fronte alla classe dirigente italiana: la sinistra politica in Italia ha tradizionalmente oscillato fra un massimalismo parolaio e inconcludente e un riformismo rinunciatario. Occorre inventare una sinistra riformista e democratica capace di una politica dei piccoli passi che però non dimentichi i grandi ideali per una società rinnovata.


Franco Ferrarotti
IL PRIMO CENTRO-SINISTRA
Le ragioni di una sconfitta
a cura di Fabrizio Federici 
Edizioni Solfanelli
[ISBN-978-88-7497-907-3]
Pagg. 136 - € 10,00

http://www.edizionisolfanelli.it/ilprimocentrosinistra.htm

venerdì 27 febbraio 2015

Novità: LA BIPOLARITÀ TENDENZIALE NELLE SOCIETÀ INDUSTRIALIZZATE di Franco Ferrarotti

Questo libro si occupa dell’eguaglianza sociale. Da tempo si ritiene, da parte dei benpensanti e dei bigotti della sinistra, che il benessere capitalistico si allargherà fatalmente fino a includere le sacche estreme di povertà. È invece all’opera una tendenza sistemica a rendere i ricchi sempre più ricchi e i poveri, benché «funzionali» ai gruppi privilegiati, sempre più socialmente emarginati. Volere la democrazia non significa accontentarsi delle procedure formali. C’è in essa una promessa di eguaglianza che è stata storicamente tradita.

Franco Ferrarotti
LA BIPOLARITÀ TENDENZIALE
NELLE SOCIETÀ INDUSTRIALIZZATE
Edizioni Solfanelli
[ISBN-978-88-7497-903-5]
Pagg. 168 - € 12,00

http://www.edizionisolfanelli.it/labipolaritatendenziale.htm

lunedì 23 febbraio 2015

Novità: LA QUESTIONE LITURGICA di Maria Guarini

Lo scenario della Chiesa di oggi, riformata secondo le applicazioni del Concilio Vaticano II, presenta un mosaico di “criticità” che non sfuggono ai fedeli ed agli studiosi più coinvolti. Esse non hanno risparmiato — anzi vi trovano il loro focus — la Liturgia, culmine e fonte della vita di fede nella sua espressione sacramentale (Sacrosanctum Concilium, 10), funzione primaria della Chiesa santificante oltre che docente e guida per i fedeli. In vista dell’annuncio e della testimonianza di Cristo al mondo.
Nel presente saggio viene analizzato sul piano filosofico e teologico lo status quaestionis, in ambito liturgico, della crisi che viene da lontano ma caratterizza l’ultimo cinquantennio. Vengono quindi sviluppati in termini essenziali alcuni dei punti rilevanti di un dibattito ancora aperto, da diffondere ed allargare, al fine di alimentare una “pastorale” secondo la Tradizione che è vita e giovinezza della Chiesa.



Maria Guarini
LA QUESTIONE LITURGICA
Il Rito Romano usus Antiquior
e il Novus Ordo Missae
a 50 anni dal Concilio Vaticano II
Presentazione di Brunero Gherardini
Edizioni Solfanelli
[ISBN-978-88-7497-904-2]
Pagg. 136 - Euro 11,00

http://www.edizionisolfanelli.it/laquestioneliturgica.htm

lunedì 26 gennaio 2015

Resoconto della presentazione di ITINERARI NEL PENSIERO DI TRADIZIONE di Giovanni Sessa


Resoconto della presenatazione di ITINERARI NEL PENSIERO DI TRADIZIONE di Giovanni Sessa
avvenuta Venerdì 23 Gennaio 2015 nella libreria ODRADEK di Milano

Di fronte ad un interessato pubblico e con la cortese ospitalità della libreria milanese Odradek, che ancora qui si ringrazia, abbiamo presentato il bel libro di Giovanni Sessa, con una premessa di Sandro Giovannini, una sintetica introduzione di Davide Bigalli ed una altrettanto significativa rilettura complessiva dell’autore.

Giovannini ha richiamato l’effetto duraturo della precedente monografia di Giovanni Sessa, dedicata alla figura di A. Emo, come la cornice entro la quale anche questi saggi qui raccolti in volume, si sono determinati, pur nella differenziazione delle rispettive specifiche indagini, sottolineando la precisa caratterizzazione fattane dal Prof. Bigalli nella Presentazione che coglie la sostanza complessiva del libro di Sessa. Illuminanti due passaggi della stessa Presentazione:

“ ... Ebbene, è proprio nella misura in cui la Tradizione si pone come polo dialettico, come elemento di un complesso dinamico insieme alla rivoluzione, che essa si denuncia come posizione culturale decisamente non reazionaria, come strumento di un progresso che è finalmente sottratto alla egemonia dello sviluppo, cioè alla dimensione meramente quantitativa, materialistico-produttivistica del cammino dell’umanità.  Torna forse opportuno ricordare come in altra area culturale dell’Occidente, la coppia di tradizione e rivoluzione ritorna nelle posizioni programmatiche del saudosismo di Teixeira de Pascoaes, nel programma della Renascença Portuguesa  A indicare come, proprio a partire dalla Rivoluzione francese, nella cultura dell’Occidente si viene formulando una proposta alternativa, che denuncia e intende sottrarsi all’egemonia dell’Ulisse giacobino, alla lettura mercantilistico-capitalistica del progresso, a una democrazia che, fin dalle sue prime formulazione teoriche in Rousseau, non riesce a occultare la sua natura dispotica. È il costituirsi di un pensiero dissidente.
(...)
In un mondo come l’attuale, dove il termine “altro” e i suoi derivati viene visibilmente impiegato in tutti gli ambiti e serve a dare una dimensione auratica alla banalità del quotidiano borghese, viene rimossa la reale alterità, quell’alterità che è scaturigine della umanità, l’elemento stabile che accompagna il percorso dell’uomo lungo i corridoi del tempo...”

Tale seconda rilettura sarà ripresa anche nel successivo dibattito con il pubblico, che verterà sulla necessità del superamento definitivo della visione dicotomica, spostando proprio nel Soggetto, nuovamente responsabilizzato, la ricerca del vero e del giusto.  Nel libro comunque si richiama insistentemente il contesto filosofico, ancora pienamente ricco di effetti ed in realtà aggravato nella crisi ma non mai risolto in definitive soluzioni epocali che ha caratterizzato tutta l’epoca della modernità, nelle grandi figure dell’idealismo, nelle due versioni jenese ed heidelbergeriana, e soprattutto in quella sorta di suprema mediazione e sintesi di Schelling, fino allo scatenamento nihilista, che riattraversato nella dimensione del transattualismo emiano e dell’ultraidealismo evoliano, ambedue sui generis, trovano poi in tutte altre voci, ben diverse per corpo e tonalità, le grandi lezioni di Jung ed Hillman e quelle, mai ben accolte e mai d’altronde fortunatamente superate, di Colli e di Zolla, tutte sempre comunque attente al grande lavoro fatto dalla Scuola di Vienna ed a quella sorta di obbligata postumità: «L’uomo postumo non è soltanto l’uomo che sopravvive come mero fantasma alla fine del Soggetto. È anche l’uomo che inizia l’ascolto dell’Ab-grund»  come già a suo tempo repertava Cacciari in Dallo Steinhof...  Giovannini ha insistito proprio sulla differenza di linguaggi riconducibili però (per vie del tutto interne, ma se comprese, ben risalibili), ad una sostanziale unità di visione del mondo che non è materia divisiva se non per i letteralisti di ogni scuderia e per i pervicaci sostenitori delle divisioni dettate dal tronfio mercatismo universalista e dal feroce globalismo del pensiero unico, sotto le spoglie pecorine d’irreversibile e parcellizzato consumismo e di disgregato umanitarismo disidentitario.

Bigalli ha poi riaffermato, nel suo veloce intervento,  la necessità di una lettura dialettica, non nella pratica di riduzione, comunque operata dalla materialità progressiva o dallo spiritualismo parolaio, quanto in una giusta applicazione della “coppia degli opposti”, con insistite e pertinenti citazioni che ora, nella modernità più estrema, ci supportino ad una responsabilità:

“...di critica non reazionaria del moderno, di tentativo di coniugare tradizione e socialità. Un mondo nel quale c’è ancora  tanto da scavare, per riuscire a dare un volto plausibile al Novecento, aldilà  degli  anatemi e delle immaginette.  In questo compito, Giovanni Sessa è prezioso aiuto...”

Giovanni Sessa ha poi ripercorso velocemente il dettato di tutto il suo libro che, pur dividendosi in cinque saggi di diverso tema, ha una compiuta univoca direzione di significante, prima ricordandoci alcuni esempi di metodo tradizionale, direttamente od indirettamente esplicato, nei casi di Spann, Heinrich, Bachofen, Evola e Zolla e poi riconducendoci, nella lettura anassimandrea di Heidegger ed in quella sempre anassimandrea di Colli, al centro di tutta la sua ricerca filosofica, cioè  alla esegesi dell’Arché, come originario e sempre possibile, con le giuste puntualizzazioni rispetto ad ogni tipo di montante scolastica.

Il  lavoro complessivo di Sessa risulta come il più spinto tentativo attuale, compiuto con un rigore  massimo di  rispetto dei testi ed una contemporanea massima capacità di visione, di  ricomprensione di tutta una ricerca filosofica e di tutta una temperie spirituale, che ora chiede una nuova udienza proprio a fronte della massima caduta delle attese e delle speranze, nell’ottica di un pensiero di tradizione, capace per forza e retaggio di non perdersi ed anzi di ritrovarsi pienamente, fuori dall’atomizzazione e dal narcisismo.


Sandro Giovannini


martedì 13 gennaio 2015

Novità: CHE COS'È QUESTA CRISI di Filippo Di Forti

La crisi nasce in America a causa di spregiudicati giochi finanzi, si sposta, quindi, in Europa e si sviluppa come crisi globale e culturale. La classe politica attuale non piace, per risanare i debiti colpisce il ceto medio, che rischia di passare al livello povertà a causa dell’aumento delle tasse. Da anni assistiamo a fiumi di parole e a un deserto di fatti. Edilizia popolare ferma; per i poveri ci sono i marciapiedi. Ferie ridotte. Il ceto medio, a casa. Le agenzie turistiche informano che gli alberghi a 4 o 5 stelle sono esauriti, non ci sono posti liberi. Al ministero della salute si applicherà un taglio di tre miliardi di euro. Curarsi è un lusso.


Filippo Di Forti
CHE COS'È QUESTA CRISI
Riflessioni di uno psicoterapeuta fenomenologo
Edizioni Solfanelli
[ISBN-978-88-7497-892-2]
Pagg. 160 - Euro 13,00

http://www.edizionisolfanelli.it/checosequestacrisi.htm

lunedì 12 gennaio 2015

Novità: ITINERARI NEL PENSIERO DI TRADIZIONE di Giovanni Sessa

     L’intento fondamentale che muove le pagine di questo libro è ambizioso, si tratta del tentativo di suggerire delle risposte forti, sia sotto il profilo teorico che politico, a quanti, per scelta intellettuale e/o retaggio spirituale ed esistenziale, si pongano in posizione critica rispetto allo stato attuale delle cose e al naufragio della modernità.
     Nei cinque saggi che compongono la raccolta, l’autore si confronta con il pensiero di Heinrich, Heidegger, Colli, Evola e Berto Ricci. Intellettuali diversi tra loro, ma accomunati, in particolare i primi quattro, dall’aver esperito la Tradizione in termini dinamici attraverso la concezione sferica della temporalità. In questa prospettiva la Tradizione, in quanto Origine, non è semplicemente posta alle nostre spalle. Essa non è l’Inizio, il passato, ma qualcosa che continua a vigere, ad essere presente, testimoniata nella storia. I diversi plessi teorici del testo sono attraversati da un ripensamento attivo delle tesi di Julius Evola, vero deus ex machina che, con la sua filosofia, anima dall’interno i cinque scritti e dà loro, oltre che organicità, soluzione teorica.
     Il pensiero di Tradizione può, coniugato con la socialità di Ricci, consentire di sorprendere la storia, può farsi “mondo”, come suggerisce lo storico della filosofia Davide Bigalli, in un’altra modernità.




Giovanni Sessa
ITINERARI NEL PENSIERO DI TRADIZIONE
L’Origine o il sempre possibile
Presentazione di Davide Bigalli
Edizioni Solfanelli
[ISBN-978-88-7497-867-0]
Pagg. 168 - € 13,00

http://www.edizionisolfanelli.it/itinerarinelpensiero.htm

giovedì 28 agosto 2014

La FSSPX non si trova in una situazione di scisma "sacramentale" o "di fatto", come sostenuto di recente dal Card. Gerhardt Müller

Non sono mancati, anche di recente, nuovi colpi bassi alla Fraternità Sacerdotale di San Pio X. Questa  volta provenienti da parte dell'ala ribelle dei FI. Uno dei loro campioni ha partorito un documento pieno di inesattezze, nel fare l'excursus dei più recenti sviluppi della vicenda [qui]. Naturalmente c'è chi ne ha approfittato per dare la stura alla propria analoga viscerale avversione per la FSSPX e per la Tradizione e, ciò ch'è più grave, per rispolverare l'accusa di scisma e di "scomunica sacramentale", rifacendosi a recenti dichiarazioni del Prefetto della Congregazione della Fede il cardinale Gerhardt L. Müller [qui]. Da sottolineare peraltro che non si tratta di magistero, ma della solita intervista...
Per questo pubblico - per fare chiarezza su una dolorosa e non ben conosciuta vicenda ecclesiale - le pagine che seguono, tratte dal nuovo libro di Paolo Pasqualucci, La persecuzione dei "Lefebvriani", Edizioni Solfanelli, pag. 143 - 12,00 €.
Dopo la breve presentazione del contenuto del libro, riporto di seguito la Postilla che risponde al riproporsi di  notizie distorte.
Nel maggio del 1975 la Fraternità Sacerdotale S. Pio X — congregazione di vita in comune senza voti (pubblici) fondata cinque anni prima secondo tutti i crismi del diritto canonico da mons. Marcel Lefebvre ad Écône in Svizzera, nel Vallese — fu soppressa dall’Ordinario locale unitamente al Seminario che ne costituiva la sua stessa ragion d’essere.
Secondo il diritto, solo al Papa spettava il potere di dissolvere una congregazione regolarmente istituita, o al vescovo diocesano, ma solo come esecutore dichiarato e dimostrato della volontà del Papa di sopprimere l’ente. Tale volontà doveva risultare da una pontificia “approvazione in forma specifica” della procedura di soppressione. Ma la prova di tale indispensabile “approvazione” non è mai stata fornita.
Si è trattato di un caso da manuale di abuso di potere, abuso che il presente saggio espone in dettaglio in tre densi ma lineari capitoli, con un’accurata analisi della documentazione esistente, dalla quale risultano inequivocabilmente le numerose e gravi irregolarità che viziarono l’intera procedura.
Vittima di una palese ingiustizia, mons. Lefebvre si rifiutò di obbedire. Continuò nella sua opera, appellandosi allo stato di necessità.

http://chiesaepostconcilio.blogspot.it/2014/08/la-fsspx-non-si-trova-in-una-situazione.html

mercoledì 27 agosto 2014

Recensione: PER UNA CARTA DEL PARTITO CATTOLICO (di Piero Vassallo)

L’umiliante naufragio del centro-destra, accaduto al termine di una spericolata e innaturale navigazione sulle acque disgraziate e vorticose, nelle quali l’errore liberalista incontra la frottola esoterica, pone il problema di disegnare la figura di un partito politico all’altezza di quella tradizione cattolica che ha costituito il nobile fondamento della vita e della cultura italiana.
Per uscire dall’impotenza rovinosa, fatta cadere nella vita degli italiani da politicanti ora abbagliati/intossicati dalle illusioni intorno ai conciliabili errori dei moderni, ora storditi e depistati da tradizioni inquinate da fiabe bancarie e da oscene licenze, occorre pensare e progettare, con  impavido rigore intellettuale, un progetto politico non inquinato da suggestioni oniriche.
Il timore del “si dice“, la capitolazione alle cangianti sentenze del giornalismo in livrea, il rispetto dei pensieri squillanti nel bar, devono cedere il passo a un coraggio mai oscillante, sempre proporzionato alla gravità del pericolo incombente e refrattario alla frivolezza dei rimedi finora messi in atto dalla politica politicante.
La decadenza italiana, leggibile nel numero dei miscredenti e degli eretici inconsapevoli, nei dati sulla denatalità, nelle statistiche sugli esiti catastrofici dei matrimoni, sull’incremento delle tossicodipendenze e dei suicidi da fallimento, non tollera l’esercizio del pensiero dimezzato e smidollato dalla falsa e ingannevole moderazione, che è predicata dai pulpiti della teologia aggiornata da Eugenio Scalfari,  e dalle nicchie del liberal-conservatorismo di matrice viennese.
Ora l’intervento di Paolo Pasqualucci nella disputa intorno alle rovine seminate dalla destra inautentica e velleitaria, è proporzionato (fin dal titolo del saggio, edito in questi giorni da Marco Solfanelli: “Per una carta del partito cattolico”) alla serietà dei problemi, che hanno turbato i c. d. conservatori italiani, prima di spingerli nella fossa del liberalismo e del libertinismo conclamato.
Il più serio dei problemi emergenti dalle macerie a destra, d’altra parte, è costituito dall’illusione intorno alla radunata in un solo partito di ideologie e teologie fra loro incompatibili. Si tratta della chimera sincretista, che contempla la surreale immaginazione dell’unità di marciatori discordi, in cammino verso opposti e incompatibili traguardi, Sodoma e l’Eremo francescano della carceri.
Il rigore dottrinale di Pasqualucci può e deve essere condiviso da quanti capiscono infine che la via del pensiero intransigente è tanto aspra e difficile quanto priva di alternative non fallimentari e non ridicole.
Il problema del quale Pasqualucci propone la soluzione non è la ricostruzione della perdente destra laica, non la rielaborazione in modo nuovo del passato missino o di un centro destra dei cattolici moderati depurato delle sue tradizionali ambiguità, ma la fondazione di una destra cattolica, anzi cattolica e nazionale.
 Opportunamente Pasqualucci sottolinea che tale destra “si iscriverebbe solo parzialmente nella destra post-fascista, dato che nel Msi la componente strettamente cattolica costituiva solo una parte del movimento e nemmeno tanto ampia”.
Il partito, di cui Pasqualucci disegna un’essenziale e ideale figura, si dovrebbe rivolgere alla maggioranza degli italiani che “non sanno più per chi votare, non trovando nelle forze superstiti di centro-destra una difesa anche parziale di certi fondamentali valori cattolici, che anzi ora vengono da quelle forze ignobilmente traditi”.
L’intenzione di Pasqualucci – ovviamente – non è fondare e gestire dall’oggi al domani un partito politico, ma indicare con chiarezza i princìpi che devono guidare l’attività intesa alla formazione di una nuova classe politica capace di condurre un’azione seriamente intesa ad affrontare e risolvere gli angoscianti problemi generati dall’influsso (nella cultura democristiana e in quella delle destre) delle filosofie e delle mitologie anti-cristiane.
Pasqualucci, pur rammentando che i valori fondamentali del cattolicesimo non sono come tali né di destra né di sinistra, ammette che un partito cattolico può essere di destra: “Certamente se la famosa triade Dio, Patria e Famiglia, deve a ben vedere costituire la tavola dei valori fondamentali di un partito veramente cattolico. Si tratta di una triade che, nell’uso tradizionale, è sempre stata considerata di destra e mai di sinistra”.
A ragion veduta Pasqualucci afferma che il partito cattolico “sarà un partito legalitario, perché operante nell’ambito dell’ordinamento esistente, che tuttavia si propone di modificare e riformare in tutto ciò che non sia compatibile con il cattolicesimo e in tutto ciò che appaia superato e ingiusto, da un punto di vista politico, inteso in senso largo”.
La proposta di Pasqualucci disegna un movimento politico finalizzato all’attuazione di un programma arduo ma non irrealistico, ossia paragonabile a quello che il venerabile Pio XII aveva proposto alla refrattaria Dc, l’indocile partito fondato da Alcide De Gasperi nel solco equivoco tracciato dall’umanesimo integrale di Jacques Maritain .
Il saggio di Pasqualucci, in quanto disegna puntualmente la figura di una destra cattolica e nazionale, immune dalle suggestioni del liberalismo, è specialmente raccomandato quale precisa indicazione della via d’uscita dalle strettoie anacronistiche, in cui stazionano i teorici di una tradizione più antica e più vasta della tradizione biblica e gli astratti reazionari, catturati dai sognati/incapacitanti progetti di restaurazioni asburgiche e/o borboniche.

Piero Vassallo

http://www.riscossacristiana.it/per-una-carta-del-partito-cattolico-saggio-di-paolo-pasqualucci-di-piero-vassallo/


venerdì 15 agosto 2014

Ieri i Lefebvriani, oggi i Francescani dell’Immacolata! Cripto-lefebvrismo!

Ecco l’accusa che portò al commissariamento e alla normalizzazione dei FFI, cioè alla neutralizzazione, cioè alla distruzione di uno dei pochi ordini religiosi promettenti in Italia. - Lefebvrismo, dal nome del arcivescovo Mgr Lefebvre che rifiutò di fare l’update (aggiornamento) della sua dottrina cattolica per renderla accettabile allo spirito del mondo (Weltgeist).
Una riduzione al silenzio ovvero una persecuzione ufficiale e pianificata secondo criteri canonici ed ecclesiali contro tutti quelli che rifiutarono di adattarsi ai nuovi modi di vedere, pensare, pregare e celebrare. - Per meglio capire il modus procedendi usato per l’annientamento dell’ordine religioso dei Francescani dell’Immacolata mediante procedimenti canonici ufficiali, bisogna ritornare alla vicenda della soppressione della Fraternità Sacerdotale S. Pio X (Ecône - Svizzera) regolarmente istituita e in seguito soppressa in modo abusivo dall’autorità ecclesiale stessa.
E’ dell’iter di questo abuso di potere dell’autorità centrale della Chiesa cattolica che il Prof. Paolo Pasqualucci ci propone di scoprire nella suo ultimo libro (145 pagine): “La persecuzione dei Lefebvriani” ovvero l’illegale soppressione della Fraternità Sacerdotale San Pio X, Edizioni Solfanelli - 2014. (vedere qui)
Percorrendo le pagine di questo libro, si potrà capire meglio come, per via ufficiale ed a colpi di norme canoniche, un’istituzione come la Chiesa cattolica guidata allo “spirito del Concilio” si scatenò apertamente e meticolosamente contro tutti quelli che non si adeguarono a quello stesso “spirito”.
Tra le vittime di queste purghe interne, il nome più conosciuto è quello dell’Arcivescovo Mgr. Lefebvre. Oltre a questa figura episcopale ben nota, ci furono centinaia di sacerdoti comuni sottoposti a pressioni interne e forzati allora dal “necessario aggiornamento” deciso dal Concilio Vaticano II. Quelli che non si adeguarono furono privati dalle loro cariche pastorali, “promossi” per non dire deportati in zone remote delle loro diocesi.
Per non aggiornasi allo “spirito del Concilio”, cioè allo “spirito del mondo”, furono migliaia anche i sacerdoti, religiosi e religiose che abbandonarono ogni attività sacerdotale o religiosa. Non ci fu solo l’aggiornamento forzato di centinaia di vescovi, di migliaia di sacerdoti e religiosi, ma pure di milioni di fedeli legati ai loro canti e devozioni secolari.
Un aggiornamento, ed in particolare quello liturgico, che si fece in meno di 7 giorni, cioè da una domenica all’altra contro ogni equilibrio, buon senso pastorale e preparazione adeguata per la salvezza delle anime di tanti fedeli semplici. Questo cambiamento provocò un tale disorientamento, che milioni di fedeli cattolici persero la fede ed si allontanarono da ogni pratica religiosa.
Per un Concilio che si pretese come pastorale, si può dire oggi che è stato tutt’altro che pastorale nella sua applicazione. Tutto fu deciso da intellettuali cattolici imbevuti di belle idee teoriche e pseudo-teologiche, ma che che soffrivano soprattutto, intellettualmente e accademicamente, di un complesso d’inferiorità verso il mondo protestante.
A più di 50 anni dalla conclusione del Concilio Vaticano II si può constatare che si è avuto tutt’altro che un Concilio pastorale, perché esso portò al disorientamento di milioni di fedeli cattolici e dunque al loro allontanamento di Dio, cioè alla probabile dannazione delle loro anime.
Chi porterà davanti a Dio questa terribile responsabilità di aver allontanato tante anime dal suo Salvatore ?
Nel processo di riabilitazione della Messa di rito tridentino, mediante un Motu Proprio, Papa Benedetto XVI ricordò che la Messa tridentina non fu mai vietata dalla Chiesa. Per quasi 50 anni però ogni ambiente ecclesiale ed autorità episcopale si comportò verso di essa e verso quei fedeli che le erano legati come se questi ultimi fossero fuori della comunione della Chiesa cattolica, causando una vera e propria ghettizzazione ed evocando per essi addirittura la scomunica.
Cosa folle ed ingiusta si può dire oggi ripensandoci.
Allorché i successivi pontefici del dopo Concilio Vaticano II hanno ripetutamente chiesto perdono a nome della Chiesa cattolica ai non-cattolici per presunte, ma non sempre dimostrate, sofferenze inflitte loro, si può sperare che un giorno il buon senso possa portare il Santo Padre a chiedere perdono ai propri fedeli cattolici per una tale flagrante mancanza di rispetto delle loro tradizioni religiose da parte degli intellettuali, teologi e vescovi cattolici benpensanti che disorientarono e portarono milioni di anime a dannarsi?
Noi crediamo di si! Un giorno il Buon Dio darà nuovamente alla sua Chiesa un Papa misericordioso, capace dunque di riconoscere l’ingiustizia inflitta a Mgr. Lefebvre, a centinaia di sacerdoti e a migliaia di fedeli cattolici.
Con l’annientamento della congregazione dei Frati Francescani dell’Immacolata sembra che il tempo di un Papa misericordioso e giusto non sia ancora stato concesso alla Chiesa. Ma nell’attesa di quel giorno, noi aspettiamo pregando.
Buona lettura a tutti.
A mani giunte ! Preghiamo l’Immacolata.
(((†))) Radio Vobiscum - [GERMANIA]
radiovobiscum(chiocciola)gmx.de
« Tradidi quod et accepi »

venerdì 1 agosto 2014

Novità: PER UNA "CARTA" DEL PARTITO CATTOLICO di Paolo Pasqualucci (Edizioni Solfanelli)

La richiesta avanzata recentemente da più parti della fondazione di un partito cattolico nazionale, capace di raccogliere i voti dei numerosi cattolici stanchi oltre ogni dire dell’andazzo generale e traditi clamorosamente dall’attuale centro-destra berlusconiano e non, dovrebbe dar vita ad una discussione il più possibile aperta e globale ai fini dell’elaborazione di una “Carta dei princìpi” di un partito politico veramente cattolico.
Il presente saggio vuole solo approntare dei “materiali” utili all’auspicata discussione. L’argomento è diviso in quattro sezioni. La prima riguarda il concetto di partito politico e i caratteri esteriori del partito cattolico. La seconda i princìpi etici e religiosi inderogabili. La terza, i princìpi civili. La quarta i princìpi politici in senso stretto, concernenti la forma di governo o Stato, l’idea di patria e di nazione in relazione alle presenti esigenze storiche.



Paolo Pasqualucci, filosofo e saggista cattolico, ha pubblicato per le Edizioni Solfanelli: "Unam Sanctam. Studio sulle deviazioni dottrinali nella Chiesa Cattolica del XXI secolo" (2013) e "La persecuzione dei “lefebvriani” ovvero la soppressione illegale della Fraternità Sacerdotale S. Pio X" (2014). Nel presente saggio, che concerne la filosofia della politica nel senso più completo del termine, l’Autore si confronta con il problema posto dall’attualità più drammatica, che impone oggi di fondare un partito cattolico capace di rispondere non solo alla crisi della Destra ma anche e soprattutto a quella, ben più grave, del cattolicesimo e della nazione.


Paolo Pasqualucci
PER UNA "CARTA" DEL PARTITO CATTOLICO
Edizioni Solfanelli
[ISBN-978-88-7497-883-0]
Pagg. 72 - Euro 8,00

http://www.edizionisolfanelli.it/cartapartitocattolico.htm

lunedì 28 luglio 2014

Novità: LA PERSECUZIONE DEI LEFEBVRIANI di Paolo Pasqualucci (Edizioni Solfanelli)

Nel maggio del 1975 la Fraternità Sacerdotale S. Pio X — congregazione di vita in comune senza voti (pubblici) fondata cinque anni prima secondo tutti i crismi del diritto canonico da mons. Marcel Lefebvre ad Écône in Svizzera, nel Vallese — fu soppressa dall’Ordinario locale unitamente al Seminario che ne costituiva la sua stessa ragion d’essere.
Secondo il diritto, solo al Papa spettava il potere di dissolvere una congregazione regolarmente istituita. O al vescovo diocesano, ma solo come esecutore dichiarato e dimostrato della volontà del Papa di sopprimere l’ente. Tale volontà doveva risultare da una pontificia “approvazione in forma specifica” della procedura di soppressione. Ma la prova di tale indispensabile “approvazione” non è mai stata fornita.
Si è trattato di un caso da manuale di abuso di potere, abuso che il presente saggio espone in dettaglio in tre densi ma lineari capitoli, con un’accurata analisi della documentazione esistente, dalla quale risultano inequivocabilmente le numerose e gravi irregolarità che viziarono l’intera procedura.
Vittima di una palese ingiustizia, mons. Lefebvre si rifiutò di obbedire. Continuò nella sua opera, appellandosi allo stato di necessità. La “Fraternità” è oggi ben viva e vegeta, fiorente di vocazioni. Con l’aiuto di Dio, essa continua la sua indispensabile missione in questi tempi di grave crisi della Chiesa: formare sacerdoti di vita santa e di sana dottrina, mantenere la celebrazione della S. Messa di rito romano antico, la Messa sicuramente cattolica.
Nella breve Appendice l’autore riporta l’opinione di autorevoli cardinali, secondo la quale la Fraternità non ha mai dato vita ad un effettivo scisma.


Paolo Pasqualucci
La persecuzione dei “Lefebvriani”
ovvero
l’illegale soppressione della Fraternità Sacerdotale san Pio X
Edizioni Solfanelli
[ISBN-978-88-7497-870-0]
Pagg. 152 - Euro 12,00

http://www.edizionisolfanelli.it/lapersecuzionedeilefebvriani.htm