Non sono mancati, anche di recente, nuovi colpi bassi alla Fraternità Sacerdotale di San Pio X. Questa volta provenienti da parte dell'ala ribelle dei FI. Uno dei loro campioni ha partorito un documento pieno di inesattezze, nel fare l'excursus dei più recenti sviluppi della vicenda [qui]. Naturalmente c'è chi ne ha approfittato per dare la stura alla propria analoga viscerale avversione per la FSSPX e per la Tradizione e, ciò ch'è più grave, per rispolverare l'accusa di scisma e di "scomunica sacramentale", rifacendosi a recenti dichiarazioni del Prefetto della Congregazione della Fede il cardinale Gerhardt L. Müller [qui]. Da sottolineare peraltro che non si tratta di magistero, ma della solita intervista...
Per questo pubblico - per fare chiarezza su una dolorosa e non ben conosciuta vicenda ecclesiale - le pagine che seguono, tratte dal nuovo libro di Paolo Pasqualucci, La persecuzione dei "Lefebvriani", Edizioni Solfanelli, pag. 143 - 12,00 €.
Dopo la breve presentazione del contenuto del libro, riporto di seguito la Postilla che risponde al riproporsi di notizie distorte.
Nel maggio del 1975 la Fraternità Sacerdotale S. Pio X — congregazione di vita in comune senza voti (pubblici) fondata cinque anni prima secondo tutti i crismi del diritto canonico da mons. Marcel Lefebvre ad Écône in Svizzera, nel Vallese — fu soppressa dall’Ordinario locale unitamente al Seminario che ne costituiva la sua stessa ragion d’essere.
Secondo il diritto, solo al Papa spettava il potere di dissolvere una congregazione regolarmente istituita, o al vescovo diocesano, ma solo come esecutore dichiarato e dimostrato della volontà del Papa di sopprimere l’ente. Tale volontà doveva risultare da una pontificia “approvazione in forma specifica” della procedura di soppressione. Ma la prova di tale indispensabile “approvazione” non è mai stata fornita.
Si è trattato di un caso da manuale di abuso di potere, abuso che il presente saggio espone in dettaglio in tre densi ma lineari capitoli, con un’accurata analisi della documentazione esistente, dalla quale risultano inequivocabilmente le numerose e gravi irregolarità che viziarono l’intera procedura.
Vittima di una palese ingiustizia, mons. Lefebvre si rifiutò di obbedire. Continuò nella sua opera, appellandosi allo stato di necessità.
http://chiesaepostconcilio.blogspot.it/2014/08/la-fsspx-non-si-trova-in-una-situazione.html
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