Non sono mancati, anche di recente, nuovi colpi bassi alla Fraternità Sacerdotale di San Pio X. Questa volta provenienti da parte dell'ala ribelle dei FI. Uno dei loro campioni ha partorito un documento pieno di inesattezze, nel fare l'excursus dei più recenti sviluppi della vicenda [qui]. Naturalmente c'è chi ne ha approfittato per dare la stura alla propria analoga viscerale avversione per la FSSPX e per la Tradizione e, ciò ch'è più grave, per rispolverare l'accusa di scisma e di "scomunica sacramentale", rifacendosi a recenti dichiarazioni del Prefetto della Congregazione della Fede il cardinale Gerhardt L. Müller [qui]. Da sottolineare peraltro che non si tratta di magistero, ma della solita intervista...
Per questo pubblico - per fare chiarezza su una dolorosa e non ben conosciuta vicenda ecclesiale - le pagine che seguono, tratte dal nuovo libro di Paolo Pasqualucci, La persecuzione dei "Lefebvriani", Edizioni Solfanelli, pag. 143 - 12,00 €.
Dopo la breve presentazione del contenuto del libro, riporto di seguito la Postilla che risponde al riproporsi di notizie distorte.
Nel maggio del 1975 la Fraternità Sacerdotale S. Pio X — congregazione di vita in comune senza voti (pubblici) fondata cinque anni prima secondo tutti i crismi del diritto canonico da mons. Marcel Lefebvre ad Écône in Svizzera, nel Vallese — fu soppressa dall’Ordinario locale unitamente al Seminario che ne costituiva la sua stessa ragion d’essere.
Secondo il diritto, solo al Papa spettava il potere di dissolvere una congregazione regolarmente istituita, o al vescovo diocesano, ma solo come esecutore dichiarato e dimostrato della volontà del Papa di sopprimere l’ente. Tale volontà doveva risultare da una pontificia “approvazione in forma specifica” della procedura di soppressione. Ma la prova di tale indispensabile “approvazione” non è mai stata fornita.
Si è trattato di un caso da manuale di abuso di potere, abuso che il presente saggio espone in dettaglio in tre densi ma lineari capitoli, con un’accurata analisi della documentazione esistente, dalla quale risultano inequivocabilmente le numerose e gravi irregolarità che viziarono l’intera procedura.
Vittima di una palese ingiustizia, mons. Lefebvre si rifiutò di obbedire. Continuò nella sua opera, appellandosi allo stato di necessità.
http://chiesaepostconcilio.blogspot.it/2014/08/la-fsspx-non-si-trova-in-una-situazione.html
giovedì 28 agosto 2014
mercoledì 27 agosto 2014
Recensione: PER UNA CARTA DEL PARTITO CATTOLICO (di Piero Vassallo)
L’umiliante naufragio del centro-destra, accaduto al termine di una spericolata e innaturale navigazione sulle acque disgraziate e vorticose, nelle quali l’errore liberalista incontra la frottola esoterica, pone il problema di disegnare la figura di un partito politico all’altezza di quella tradizione cattolica che ha costituito il nobile fondamento della vita e della cultura italiana.
Per uscire dall’impotenza rovinosa, fatta cadere nella vita degli italiani da politicanti ora abbagliati/intossicati dalle illusioni intorno ai conciliabili errori dei moderni, ora storditi e depistati da tradizioni inquinate da fiabe bancarie e da oscene licenze, occorre pensare e progettare, con impavido rigore intellettuale, un progetto politico non inquinato da suggestioni oniriche.
Il timore del “si dice“, la capitolazione alle cangianti sentenze del giornalismo in livrea, il rispetto dei pensieri squillanti nel bar, devono cedere il passo a un coraggio mai oscillante, sempre proporzionato alla gravità del pericolo incombente e refrattario alla frivolezza dei rimedi finora messi in atto dalla politica politicante.
La decadenza italiana, leggibile nel numero dei miscredenti e degli eretici inconsapevoli, nei dati sulla denatalità, nelle statistiche sugli esiti catastrofici dei matrimoni, sull’incremento delle tossicodipendenze e dei suicidi da fallimento, non tollera l’esercizio del pensiero dimezzato e smidollato dalla falsa e ingannevole moderazione, che è predicata dai pulpiti della teologia aggiornata da Eugenio Scalfari, e dalle nicchie del liberal-conservatorismo di matrice viennese.
Ora l’intervento di Paolo Pasqualucci nella disputa intorno alle rovine seminate dalla destra inautentica e velleitaria, è proporzionato (fin dal titolo del saggio, edito in questi giorni da Marco Solfanelli: “Per una carta del partito cattolico”) alla serietà dei problemi, che hanno turbato i c. d. conservatori italiani, prima di spingerli nella fossa del liberalismo e del libertinismo conclamato.
Il più serio dei problemi emergenti dalle macerie a destra, d’altra parte, è costituito dall’illusione intorno alla radunata in un solo partito di ideologie e teologie fra loro incompatibili. Si tratta della chimera sincretista, che contempla la surreale immaginazione dell’unità di marciatori discordi, in cammino verso opposti e incompatibili traguardi, Sodoma e l’Eremo francescano della carceri.
Il rigore dottrinale di Pasqualucci può e deve essere condiviso da quanti capiscono infine che la via del pensiero intransigente è tanto aspra e difficile quanto priva di alternative non fallimentari e non ridicole.
Il problema del quale Pasqualucci propone la soluzione non è la ricostruzione della perdente destra laica, non la rielaborazione in modo nuovo del passato missino o di un centro destra dei cattolici moderati depurato delle sue tradizionali ambiguità, ma la fondazione di una destra cattolica, anzi cattolica e nazionale.
Opportunamente Pasqualucci sottolinea che tale destra “si iscriverebbe solo parzialmente nella destra post-fascista, dato che nel Msi la componente strettamente cattolica costituiva solo una parte del movimento e nemmeno tanto ampia”.
Il partito, di cui Pasqualucci disegna un’essenziale e ideale figura, si dovrebbe rivolgere alla maggioranza degli italiani che “non sanno più per chi votare, non trovando nelle forze superstiti di centro-destra una difesa anche parziale di certi fondamentali valori cattolici, che anzi ora vengono da quelle forze ignobilmente traditi”.
L’intenzione di Pasqualucci – ovviamente – non è fondare e gestire dall’oggi al domani un partito politico, ma indicare con chiarezza i princìpi che devono guidare l’attività intesa alla formazione di una nuova classe politica capace di condurre un’azione seriamente intesa ad affrontare e risolvere gli angoscianti problemi generati dall’influsso (nella cultura democristiana e in quella delle destre) delle filosofie e delle mitologie anti-cristiane.
Pasqualucci, pur rammentando che i valori fondamentali del cattolicesimo non sono come tali né di destra né di sinistra, ammette che un partito cattolico può essere di destra: “Certamente se la famosa triade Dio, Patria e Famiglia, deve a ben vedere costituire la tavola dei valori fondamentali di un partito veramente cattolico. Si tratta di una triade che, nell’uso tradizionale, è sempre stata considerata di destra e mai di sinistra”.
A ragion veduta Pasqualucci afferma che il partito cattolico “sarà un partito legalitario, perché operante nell’ambito dell’ordinamento esistente, che tuttavia si propone di modificare e riformare in tutto ciò che non sia compatibile con il cattolicesimo e in tutto ciò che appaia superato e ingiusto, da un punto di vista politico, inteso in senso largo”.
La proposta di Pasqualucci disegna un movimento politico finalizzato all’attuazione di un programma arduo ma non irrealistico, ossia paragonabile a quello che il venerabile Pio XII aveva proposto alla refrattaria Dc, l’indocile partito fondato da Alcide De Gasperi nel solco equivoco tracciato dall’umanesimo integrale di Jacques Maritain .
Il saggio di Pasqualucci, in quanto disegna puntualmente la figura di una destra cattolica e nazionale, immune dalle suggestioni del liberalismo, è specialmente raccomandato quale precisa indicazione della via d’uscita dalle strettoie anacronistiche, in cui stazionano i teorici di una tradizione più antica e più vasta della tradizione biblica e gli astratti reazionari, catturati dai sognati/incapacitanti progetti di restaurazioni asburgiche e/o borboniche.
Piero Vassallo
http://www.riscossacristiana.it/per-una-carta-del-partito-cattolico-saggio-di-paolo-pasqualucci-di-piero-vassallo/
Per uscire dall’impotenza rovinosa, fatta cadere nella vita degli italiani da politicanti ora abbagliati/intossicati dalle illusioni intorno ai conciliabili errori dei moderni, ora storditi e depistati da tradizioni inquinate da fiabe bancarie e da oscene licenze, occorre pensare e progettare, con impavido rigore intellettuale, un progetto politico non inquinato da suggestioni oniriche.
Il timore del “si dice“, la capitolazione alle cangianti sentenze del giornalismo in livrea, il rispetto dei pensieri squillanti nel bar, devono cedere il passo a un coraggio mai oscillante, sempre proporzionato alla gravità del pericolo incombente e refrattario alla frivolezza dei rimedi finora messi in atto dalla politica politicante.
La decadenza italiana, leggibile nel numero dei miscredenti e degli eretici inconsapevoli, nei dati sulla denatalità, nelle statistiche sugli esiti catastrofici dei matrimoni, sull’incremento delle tossicodipendenze e dei suicidi da fallimento, non tollera l’esercizio del pensiero dimezzato e smidollato dalla falsa e ingannevole moderazione, che è predicata dai pulpiti della teologia aggiornata da Eugenio Scalfari, e dalle nicchie del liberal-conservatorismo di matrice viennese.
Ora l’intervento di Paolo Pasqualucci nella disputa intorno alle rovine seminate dalla destra inautentica e velleitaria, è proporzionato (fin dal titolo del saggio, edito in questi giorni da Marco Solfanelli: “Per una carta del partito cattolico”) alla serietà dei problemi, che hanno turbato i c. d. conservatori italiani, prima di spingerli nella fossa del liberalismo e del libertinismo conclamato.
Il più serio dei problemi emergenti dalle macerie a destra, d’altra parte, è costituito dall’illusione intorno alla radunata in un solo partito di ideologie e teologie fra loro incompatibili. Si tratta della chimera sincretista, che contempla la surreale immaginazione dell’unità di marciatori discordi, in cammino verso opposti e incompatibili traguardi, Sodoma e l’Eremo francescano della carceri.
Il rigore dottrinale di Pasqualucci può e deve essere condiviso da quanti capiscono infine che la via del pensiero intransigente è tanto aspra e difficile quanto priva di alternative non fallimentari e non ridicole.
Il problema del quale Pasqualucci propone la soluzione non è la ricostruzione della perdente destra laica, non la rielaborazione in modo nuovo del passato missino o di un centro destra dei cattolici moderati depurato delle sue tradizionali ambiguità, ma la fondazione di una destra cattolica, anzi cattolica e nazionale.
Opportunamente Pasqualucci sottolinea che tale destra “si iscriverebbe solo parzialmente nella destra post-fascista, dato che nel Msi la componente strettamente cattolica costituiva solo una parte del movimento e nemmeno tanto ampia”.
Il partito, di cui Pasqualucci disegna un’essenziale e ideale figura, si dovrebbe rivolgere alla maggioranza degli italiani che “non sanno più per chi votare, non trovando nelle forze superstiti di centro-destra una difesa anche parziale di certi fondamentali valori cattolici, che anzi ora vengono da quelle forze ignobilmente traditi”.
L’intenzione di Pasqualucci – ovviamente – non è fondare e gestire dall’oggi al domani un partito politico, ma indicare con chiarezza i princìpi che devono guidare l’attività intesa alla formazione di una nuova classe politica capace di condurre un’azione seriamente intesa ad affrontare e risolvere gli angoscianti problemi generati dall’influsso (nella cultura democristiana e in quella delle destre) delle filosofie e delle mitologie anti-cristiane.
Pasqualucci, pur rammentando che i valori fondamentali del cattolicesimo non sono come tali né di destra né di sinistra, ammette che un partito cattolico può essere di destra: “Certamente se la famosa triade Dio, Patria e Famiglia, deve a ben vedere costituire la tavola dei valori fondamentali di un partito veramente cattolico. Si tratta di una triade che, nell’uso tradizionale, è sempre stata considerata di destra e mai di sinistra”.
A ragion veduta Pasqualucci afferma che il partito cattolico “sarà un partito legalitario, perché operante nell’ambito dell’ordinamento esistente, che tuttavia si propone di modificare e riformare in tutto ciò che non sia compatibile con il cattolicesimo e in tutto ciò che appaia superato e ingiusto, da un punto di vista politico, inteso in senso largo”.
La proposta di Pasqualucci disegna un movimento politico finalizzato all’attuazione di un programma arduo ma non irrealistico, ossia paragonabile a quello che il venerabile Pio XII aveva proposto alla refrattaria Dc, l’indocile partito fondato da Alcide De Gasperi nel solco equivoco tracciato dall’umanesimo integrale di Jacques Maritain .
Il saggio di Pasqualucci, in quanto disegna puntualmente la figura di una destra cattolica e nazionale, immune dalle suggestioni del liberalismo, è specialmente raccomandato quale precisa indicazione della via d’uscita dalle strettoie anacronistiche, in cui stazionano i teorici di una tradizione più antica e più vasta della tradizione biblica e gli astratti reazionari, catturati dai sognati/incapacitanti progetti di restaurazioni asburgiche e/o borboniche.
Piero Vassallo
http://www.riscossacristiana.it/per-una-carta-del-partito-cattolico-saggio-di-paolo-pasqualucci-di-piero-vassallo/
venerdì 15 agosto 2014
Ieri i Lefebvriani, oggi i Francescani dell’Immacolata! Cripto-lefebvrismo!
Ecco l’accusa che portò al commissariamento e alla normalizzazione dei FFI, cioè alla neutralizzazione, cioè alla distruzione di uno dei pochi ordini religiosi promettenti in Italia. - Lefebvrismo, dal nome del arcivescovo Mgr Lefebvre che rifiutò di fare l’update (aggiornamento) della sua dottrina cattolica per renderla accettabile allo spirito del mondo (Weltgeist).
Una riduzione al silenzio ovvero una persecuzione ufficiale e pianificata secondo criteri canonici ed ecclesiali contro tutti quelli che rifiutarono di adattarsi ai nuovi modi di vedere, pensare, pregare e celebrare. - Per meglio capire il modus procedendi usato per l’annientamento dell’ordine religioso dei Francescani dell’Immacolata mediante procedimenti canonici ufficiali, bisogna ritornare alla vicenda della soppressione della Fraternità Sacerdotale S. Pio X (Ecône - Svizzera) regolarmente istituita e in seguito soppressa in modo abusivo dall’autorità ecclesiale stessa.
E’ dell’iter di questo abuso di potere dell’autorità centrale della Chiesa cattolica che il Prof. Paolo Pasqualucci ci propone di scoprire nella suo ultimo libro (145 pagine): “La persecuzione dei Lefebvriani” ovvero l’illegale soppressione della Fraternità Sacerdotale San Pio X, Edizioni Solfanelli - 2014. (vedere qui)
Percorrendo le pagine di questo libro, si potrà capire meglio come, per via ufficiale ed a colpi di norme canoniche, un’istituzione come la Chiesa cattolica guidata allo “spirito del Concilio” si scatenò apertamente e meticolosamente contro tutti quelli che non si adeguarono a quello stesso “spirito”.
Tra le vittime di queste purghe interne, il nome più conosciuto è quello dell’Arcivescovo Mgr. Lefebvre. Oltre a questa figura episcopale ben nota, ci furono centinaia di sacerdoti comuni sottoposti a pressioni interne e forzati allora dal “necessario aggiornamento” deciso dal Concilio Vaticano II. Quelli che non si adeguarono furono privati dalle loro cariche pastorali, “promossi” per non dire deportati in zone remote delle loro diocesi.
Per non aggiornasi allo “spirito del Concilio”, cioè allo “spirito del mondo”, furono migliaia anche i sacerdoti, religiosi e religiose che abbandonarono ogni attività sacerdotale o religiosa. Non ci fu solo l’aggiornamento forzato di centinaia di vescovi, di migliaia di sacerdoti e religiosi, ma pure di milioni di fedeli legati ai loro canti e devozioni secolari.
Un aggiornamento, ed in particolare quello liturgico, che si fece in meno di 7 giorni, cioè da una domenica all’altra contro ogni equilibrio, buon senso pastorale e preparazione adeguata per la salvezza delle anime di tanti fedeli semplici. Questo cambiamento provocò un tale disorientamento, che milioni di fedeli cattolici persero la fede ed si allontanarono da ogni pratica religiosa.
Per un Concilio che si pretese come pastorale, si può dire oggi che è stato tutt’altro che pastorale nella sua applicazione. Tutto fu deciso da intellettuali cattolici imbevuti di belle idee teoriche e pseudo-teologiche, ma che che soffrivano soprattutto, intellettualmente e accademicamente, di un complesso d’inferiorità verso il mondo protestante.
A più di 50 anni dalla conclusione del Concilio Vaticano II si può constatare che si è avuto tutt’altro che un Concilio pastorale, perché esso portò al disorientamento di milioni di fedeli cattolici e dunque al loro allontanamento di Dio, cioè alla probabile dannazione delle loro anime.
Chi porterà davanti a Dio questa terribile responsabilità di aver allontanato tante anime dal suo Salvatore ?
Nel processo di riabilitazione della Messa di rito tridentino, mediante un Motu Proprio, Papa Benedetto XVI ricordò che la Messa tridentina non fu mai vietata dalla Chiesa. Per quasi 50 anni però ogni ambiente ecclesiale ed autorità episcopale si comportò verso di essa e verso quei fedeli che le erano legati come se questi ultimi fossero fuori della comunione della Chiesa cattolica, causando una vera e propria ghettizzazione ed evocando per essi addirittura la scomunica.
Cosa folle ed ingiusta si può dire oggi ripensandoci.
Allorché i successivi pontefici del dopo Concilio Vaticano II hanno ripetutamente chiesto perdono a nome della Chiesa cattolica ai non-cattolici per presunte, ma non sempre dimostrate, sofferenze inflitte loro, si può sperare che un giorno il buon senso possa portare il Santo Padre a chiedere perdono ai propri fedeli cattolici per una tale flagrante mancanza di rispetto delle loro tradizioni religiose da parte degli intellettuali, teologi e vescovi cattolici benpensanti che disorientarono e portarono milioni di anime a dannarsi?
Noi crediamo di si! Un giorno il Buon Dio darà nuovamente alla sua Chiesa un Papa misericordioso, capace dunque di riconoscere l’ingiustizia inflitta a Mgr. Lefebvre, a centinaia di sacerdoti e a migliaia di fedeli cattolici.
Con l’annientamento della congregazione dei Frati Francescani dell’Immacolata sembra che il tempo di un Papa misericordioso e giusto non sia ancora stato concesso alla Chiesa. Ma nell’attesa di quel giorno, noi aspettiamo pregando.
Buona lettura a tutti.
A mani giunte ! Preghiamo l’Immacolata.
(((†))) Radio Vobiscum - [GERMANIA]
radiovobiscum(chiocciola)gmx.de
« Tradidi quod et accepi »
Una riduzione al silenzio ovvero una persecuzione ufficiale e pianificata secondo criteri canonici ed ecclesiali contro tutti quelli che rifiutarono di adattarsi ai nuovi modi di vedere, pensare, pregare e celebrare. - Per meglio capire il modus procedendi usato per l’annientamento dell’ordine religioso dei Francescani dell’Immacolata mediante procedimenti canonici ufficiali, bisogna ritornare alla vicenda della soppressione della Fraternità Sacerdotale S. Pio X (Ecône - Svizzera) regolarmente istituita e in seguito soppressa in modo abusivo dall’autorità ecclesiale stessa.
E’ dell’iter di questo abuso di potere dell’autorità centrale della Chiesa cattolica che il Prof. Paolo Pasqualucci ci propone di scoprire nella suo ultimo libro (145 pagine): “La persecuzione dei Lefebvriani” ovvero l’illegale soppressione della Fraternità Sacerdotale San Pio X, Edizioni Solfanelli - 2014. (vedere qui)
Percorrendo le pagine di questo libro, si potrà capire meglio come, per via ufficiale ed a colpi di norme canoniche, un’istituzione come la Chiesa cattolica guidata allo “spirito del Concilio” si scatenò apertamente e meticolosamente contro tutti quelli che non si adeguarono a quello stesso “spirito”.
Tra le vittime di queste purghe interne, il nome più conosciuto è quello dell’Arcivescovo Mgr. Lefebvre. Oltre a questa figura episcopale ben nota, ci furono centinaia di sacerdoti comuni sottoposti a pressioni interne e forzati allora dal “necessario aggiornamento” deciso dal Concilio Vaticano II. Quelli che non si adeguarono furono privati dalle loro cariche pastorali, “promossi” per non dire deportati in zone remote delle loro diocesi.
Per non aggiornasi allo “spirito del Concilio”, cioè allo “spirito del mondo”, furono migliaia anche i sacerdoti, religiosi e religiose che abbandonarono ogni attività sacerdotale o religiosa. Non ci fu solo l’aggiornamento forzato di centinaia di vescovi, di migliaia di sacerdoti e religiosi, ma pure di milioni di fedeli legati ai loro canti e devozioni secolari.
Un aggiornamento, ed in particolare quello liturgico, che si fece in meno di 7 giorni, cioè da una domenica all’altra contro ogni equilibrio, buon senso pastorale e preparazione adeguata per la salvezza delle anime di tanti fedeli semplici. Questo cambiamento provocò un tale disorientamento, che milioni di fedeli cattolici persero la fede ed si allontanarono da ogni pratica religiosa.
Per un Concilio che si pretese come pastorale, si può dire oggi che è stato tutt’altro che pastorale nella sua applicazione. Tutto fu deciso da intellettuali cattolici imbevuti di belle idee teoriche e pseudo-teologiche, ma che che soffrivano soprattutto, intellettualmente e accademicamente, di un complesso d’inferiorità verso il mondo protestante.
A più di 50 anni dalla conclusione del Concilio Vaticano II si può constatare che si è avuto tutt’altro che un Concilio pastorale, perché esso portò al disorientamento di milioni di fedeli cattolici e dunque al loro allontanamento di Dio, cioè alla probabile dannazione delle loro anime.
Chi porterà davanti a Dio questa terribile responsabilità di aver allontanato tante anime dal suo Salvatore ?
Nel processo di riabilitazione della Messa di rito tridentino, mediante un Motu Proprio, Papa Benedetto XVI ricordò che la Messa tridentina non fu mai vietata dalla Chiesa. Per quasi 50 anni però ogni ambiente ecclesiale ed autorità episcopale si comportò verso di essa e verso quei fedeli che le erano legati come se questi ultimi fossero fuori della comunione della Chiesa cattolica, causando una vera e propria ghettizzazione ed evocando per essi addirittura la scomunica.
Cosa folle ed ingiusta si può dire oggi ripensandoci.
Allorché i successivi pontefici del dopo Concilio Vaticano II hanno ripetutamente chiesto perdono a nome della Chiesa cattolica ai non-cattolici per presunte, ma non sempre dimostrate, sofferenze inflitte loro, si può sperare che un giorno il buon senso possa portare il Santo Padre a chiedere perdono ai propri fedeli cattolici per una tale flagrante mancanza di rispetto delle loro tradizioni religiose da parte degli intellettuali, teologi e vescovi cattolici benpensanti che disorientarono e portarono milioni di anime a dannarsi?
Noi crediamo di si! Un giorno il Buon Dio darà nuovamente alla sua Chiesa un Papa misericordioso, capace dunque di riconoscere l’ingiustizia inflitta a Mgr. Lefebvre, a centinaia di sacerdoti e a migliaia di fedeli cattolici.
Con l’annientamento della congregazione dei Frati Francescani dell’Immacolata sembra che il tempo di un Papa misericordioso e giusto non sia ancora stato concesso alla Chiesa. Ma nell’attesa di quel giorno, noi aspettiamo pregando.
Buona lettura a tutti.
A mani giunte ! Preghiamo l’Immacolata.
(((†))) Radio Vobiscum - [GERMANIA]
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venerdì 1 agosto 2014
Novità: PER UNA "CARTA" DEL PARTITO CATTOLICO di Paolo Pasqualucci (Edizioni Solfanelli)
La richiesta avanzata recentemente da più parti della fondazione di un partito cattolico nazionale, capace di raccogliere i voti dei numerosi cattolici stanchi oltre ogni dire dell’andazzo generale e traditi clamorosamente dall’attuale centro-destra berlusconiano e non, dovrebbe dar vita ad una discussione il più possibile aperta e globale ai fini dell’elaborazione di una “Carta dei princìpi” di un partito politico veramente cattolico.
Il presente saggio vuole solo approntare dei “materiali” utili all’auspicata discussione. L’argomento è diviso in quattro sezioni. La prima riguarda il concetto di partito politico e i caratteri esteriori del partito cattolico. La seconda i princìpi etici e religiosi inderogabili. La terza, i princìpi civili. La quarta i princìpi politici in senso stretto, concernenti la forma di governo o Stato, l’idea di patria e di nazione in relazione alle presenti esigenze storiche.
Paolo Pasqualucci, filosofo e saggista cattolico, ha pubblicato per le Edizioni Solfanelli: "Unam Sanctam. Studio sulle deviazioni dottrinali nella Chiesa Cattolica del XXI secolo" (2013) e "La persecuzione dei “lefebvriani” ovvero la soppressione illegale della Fraternità Sacerdotale S. Pio X" (2014). Nel presente saggio, che concerne la filosofia della politica nel senso più completo del termine, l’Autore si confronta con il problema posto dall’attualità più drammatica, che impone oggi di fondare un partito cattolico capace di rispondere non solo alla crisi della Destra ma anche e soprattutto a quella, ben più grave, del cattolicesimo e della nazione.
Paolo Pasqualucci
PER UNA "CARTA" DEL PARTITO CATTOLICO
Edizioni Solfanelli
[ISBN-978-88-7497-883-0]
Pagg. 72 - Euro 8,00
http://www.edizionisolfanelli.it/cartapartitocattolico.htm
Il presente saggio vuole solo approntare dei “materiali” utili all’auspicata discussione. L’argomento è diviso in quattro sezioni. La prima riguarda il concetto di partito politico e i caratteri esteriori del partito cattolico. La seconda i princìpi etici e religiosi inderogabili. La terza, i princìpi civili. La quarta i princìpi politici in senso stretto, concernenti la forma di governo o Stato, l’idea di patria e di nazione in relazione alle presenti esigenze storiche.
Paolo Pasqualucci, filosofo e saggista cattolico, ha pubblicato per le Edizioni Solfanelli: "Unam Sanctam. Studio sulle deviazioni dottrinali nella Chiesa Cattolica del XXI secolo" (2013) e "La persecuzione dei “lefebvriani” ovvero la soppressione illegale della Fraternità Sacerdotale S. Pio X" (2014). Nel presente saggio, che concerne la filosofia della politica nel senso più completo del termine, l’Autore si confronta con il problema posto dall’attualità più drammatica, che impone oggi di fondare un partito cattolico capace di rispondere non solo alla crisi della Destra ma anche e soprattutto a quella, ben più grave, del cattolicesimo e della nazione.
Paolo Pasqualucci
PER UNA "CARTA" DEL PARTITO CATTOLICO
Edizioni Solfanelli
[ISBN-978-88-7497-883-0]
Pagg. 72 - Euro 8,00
http://www.edizionisolfanelli.it/cartapartitocattolico.htm
lunedì 28 luglio 2014
Novità: LA PERSECUZIONE DEI LEFEBVRIANI di Paolo Pasqualucci (Edizioni Solfanelli)
Nel maggio del 1975 la Fraternità Sacerdotale S. Pio X — congregazione di vita in comune senza voti (pubblici) fondata cinque anni prima secondo tutti i crismi del diritto canonico da mons. Marcel Lefebvre ad Écône in Svizzera, nel Vallese — fu soppressa dall’Ordinario locale unitamente al Seminario che ne costituiva la sua stessa ragion d’essere.
Secondo il diritto, solo al Papa spettava il potere di dissolvere una congregazione regolarmente istituita. O al vescovo diocesano, ma solo come esecutore dichiarato e dimostrato della volontà del Papa di sopprimere l’ente. Tale volontà doveva risultare da una pontificia “approvazione in forma specifica” della procedura di soppressione. Ma la prova di tale indispensabile “approvazione” non è mai stata fornita.
Si è trattato di un caso da manuale di abuso di potere, abuso che il presente saggio espone in dettaglio in tre densi ma lineari capitoli, con un’accurata analisi della documentazione esistente, dalla quale risultano inequivocabilmente le numerose e gravi irregolarità che viziarono l’intera procedura.
Vittima di una palese ingiustizia, mons. Lefebvre si rifiutò di obbedire. Continuò nella sua opera, appellandosi allo stato di necessità. La “Fraternità” è oggi ben viva e vegeta, fiorente di vocazioni. Con l’aiuto di Dio, essa continua la sua indispensabile missione in questi tempi di grave crisi della Chiesa: formare sacerdoti di vita santa e di sana dottrina, mantenere la celebrazione della S. Messa di rito romano antico, la Messa sicuramente cattolica.
Nella breve Appendice l’autore riporta l’opinione di autorevoli cardinali, secondo la quale la Fraternità non ha mai dato vita ad un effettivo scisma.
Paolo Pasqualucci
La persecuzione dei “Lefebvriani”
ovvero
l’illegale soppressione della Fraternità Sacerdotale san Pio X
Edizioni Solfanelli
[ISBN-978-88-7497-870-0]
Pagg. 152 - Euro 12,00
http://www.edizionisolfanelli.it/lapersecuzionedeilefebvriani.htm
Secondo il diritto, solo al Papa spettava il potere di dissolvere una congregazione regolarmente istituita. O al vescovo diocesano, ma solo come esecutore dichiarato e dimostrato della volontà del Papa di sopprimere l’ente. Tale volontà doveva risultare da una pontificia “approvazione in forma specifica” della procedura di soppressione. Ma la prova di tale indispensabile “approvazione” non è mai stata fornita.
Si è trattato di un caso da manuale di abuso di potere, abuso che il presente saggio espone in dettaglio in tre densi ma lineari capitoli, con un’accurata analisi della documentazione esistente, dalla quale risultano inequivocabilmente le numerose e gravi irregolarità che viziarono l’intera procedura.
Vittima di una palese ingiustizia, mons. Lefebvre si rifiutò di obbedire. Continuò nella sua opera, appellandosi allo stato di necessità. La “Fraternità” è oggi ben viva e vegeta, fiorente di vocazioni. Con l’aiuto di Dio, essa continua la sua indispensabile missione in questi tempi di grave crisi della Chiesa: formare sacerdoti di vita santa e di sana dottrina, mantenere la celebrazione della S. Messa di rito romano antico, la Messa sicuramente cattolica.
Nella breve Appendice l’autore riporta l’opinione di autorevoli cardinali, secondo la quale la Fraternità non ha mai dato vita ad un effettivo scisma.
Paolo Pasqualucci
La persecuzione dei “Lefebvriani”
ovvero
l’illegale soppressione della Fraternità Sacerdotale san Pio X
Edizioni Solfanelli
[ISBN-978-88-7497-870-0]
Pagg. 152 - Euro 12,00
http://www.edizionisolfanelli.it/lapersecuzionedeilefebvriani.htm
lunedì 23 giugno 2014
Libri. “Sull’inutilità della destra” di Luigi Iannone e il ventennio aennino sprecato
La destra italiana non sarà rappresentata durante questa legislatura del parlamento europeo. Qualcuno se ne accorgerà? È probabile di no: del resto, qualcuno si accorge dell’esistenza della destra nel parlamento italiano? Anche in questo caso si può affermare di no, a giudicare dall’appiattimento verso le tematiche di sinistra. «Grazie ad un’orda di parvenu catapultati in ruoli e responsabilità molto più grandi delle loro reali capacità culturali e politiche, – scrive Luigi Iannone in questo suo brillante scritto – [la destra] è stata in grado di bruciare in poche legislature entusiasmi e illusioni di varie generazioni di italiani».
Facciamo solo due esempi eclatanti: il voto favorevole alla legge che riduce i termini della separazione in vista del divorzio, di fatto non lasciando ai due coniugi un congruo tempo per riflettere, anche in presenza di figli e la presenza tra i primi firmatari della legge che inasprisce le pene per gli storici revisionisti di alcuni “storici” ex missini ed ex figure di spicco di Alleanza Nazionale (Gasparri e Viespoli). Quanta distanza dal tempo in cui la battaglia contro il divorzio o l’opposizione alla legge Mancino era un elemento imprescindibile della politica di destra!
Invece, ripercorrendo il ventennio appena trascorso, che si tratti di cultura o di morale, una vera voce di “destra” è del tutto assente nel panorama politico, ed il mondo “conservatore” si fa notare solo in alcune battaglie di facciata contro l’eccessiva tassazione (salvo poi lasciar passare le nuove gabelle per questioni di “unità nazionale”) o in battaglie di principio di cui non si sentirebbe la mancanza (come la difesa a spada tratta di parlamentari corrotti, anche della parte avversa, per dimostrare coerenza con la difesa dei propri parlamentari corrotti…).
Ma cosa è cambiato, nel campo della cultura e della morale, da quando Berlusconi vinse le elezioni, sventando (per poco) il pericolo di una vittoria degli ex comunisti e permettendo all’ex Msi, trasformatosi (o annacquatosi) in An, di entrare nelle stanze dei bottoni? I vari anni di governo, sia a livello nazionale che locale, hanno apportato un qualche cambiamento? Leggi liberticide o criminali (come la citata legge Mancino o la famigerata 194, che legalizza l’aborto) sono state mai messe in discussione da un Parlamento che avrebbe avuto la forza per abrogarle o modificarle radicalmente?
La sudditanza psicologica nei confronti della sinistra (spesso unita alla ignoranza crassa tout court) di onorevoli e senatori, di sindaci ed assessori, ha fatto sì che si facesse sempre il “gioco” dell’avversario.
Storia recente? Decisamente no, visto che la “destra” è sempre corsa dietro alle icone di varia natura della sinistra. Da Armando Plebe a Dacia Valent (l’europarlamentare di colore del Pci prima e di Rifondazione poi, che venne candidata da Fini – che bel colpo d’immagine! – e che naturalmente non fu eletta) qualsiasi personalità politica o del mondo della cultura proveniente da un’area di sinistra troverà sempre tutte le porte spalancate, perché non provoca alcun imbarazzo ad un sindaco o assessore alla cultura di un partito di destra, che si sentirà anzi esaltato dal ruolo di “operatore culturale super partes”. Viceversa, se allo stesso assessore si chiedesse di organizzare un convegno controcorrente nei confronti della rivoluzione francese o bolscevica, oppure sul ruolo dell’aristocrazia e della cavalleria dal medioevo ai nostri giorni, allora questi rischierebbe l’infarto o per lo meno pretenderebbe di lasciare ampio – e possibilmente maggiore – spazio ai rappresentanti del tanto rassicurante pensiero dominante.
Dovendo fare un resoconto del ventennio di governo e amministrazione della “destra” dopo il tramonto delle ideologie, Iannone non può che rilevare sconsolatamente che non si scorgono tracce tangibili, se non della decadenza (o, meglio) del marciume perfettamente rappresentati da un figuro come il cosiddetto “Batman” e dall’affaire Fini-Tulliani a Montecarlo. Non c’è alcuna speranza, dunque? Forse nei partiti no, ma per fortuna la politica si può fare anche al di fuori dei partiti, nelle associazioni culturali e sulle riviste, attraverso canali che la “destra” (al contrario della sinistra) non sa minimamente valorizzare. Perché la più grande differenza tra destra e sinistra èche alla prima è mancato un Antonio Gramsci: non un uomo di cultura (ce ne sono stati tanti), ma uno che facesse comprendere qual è il ruolo (ed il valore) della cultura nella battaglia politica.
Insomma, venti anni sprecati. E dire che in un ventennio, un’altra destra seppe cambiare completamente l’Italia…! Ma erano altri tempi e, soprattutto, altri uomini.
Gianandrea de Antonellis
http://www.barbadillo.it/25113-libri-sullinutilita-della-destra-di-luigi-iannone-e-il-ventennio-aennino-sprecato/
Facciamo solo due esempi eclatanti: il voto favorevole alla legge che riduce i termini della separazione in vista del divorzio, di fatto non lasciando ai due coniugi un congruo tempo per riflettere, anche in presenza di figli e la presenza tra i primi firmatari della legge che inasprisce le pene per gli storici revisionisti di alcuni “storici” ex missini ed ex figure di spicco di Alleanza Nazionale (Gasparri e Viespoli). Quanta distanza dal tempo in cui la battaglia contro il divorzio o l’opposizione alla legge Mancino era un elemento imprescindibile della politica di destra!
Invece, ripercorrendo il ventennio appena trascorso, che si tratti di cultura o di morale, una vera voce di “destra” è del tutto assente nel panorama politico, ed il mondo “conservatore” si fa notare solo in alcune battaglie di facciata contro l’eccessiva tassazione (salvo poi lasciar passare le nuove gabelle per questioni di “unità nazionale”) o in battaglie di principio di cui non si sentirebbe la mancanza (come la difesa a spada tratta di parlamentari corrotti, anche della parte avversa, per dimostrare coerenza con la difesa dei propri parlamentari corrotti…).
Ma cosa è cambiato, nel campo della cultura e della morale, da quando Berlusconi vinse le elezioni, sventando (per poco) il pericolo di una vittoria degli ex comunisti e permettendo all’ex Msi, trasformatosi (o annacquatosi) in An, di entrare nelle stanze dei bottoni? I vari anni di governo, sia a livello nazionale che locale, hanno apportato un qualche cambiamento? Leggi liberticide o criminali (come la citata legge Mancino o la famigerata 194, che legalizza l’aborto) sono state mai messe in discussione da un Parlamento che avrebbe avuto la forza per abrogarle o modificarle radicalmente?
La sudditanza psicologica nei confronti della sinistra (spesso unita alla ignoranza crassa tout court) di onorevoli e senatori, di sindaci ed assessori, ha fatto sì che si facesse sempre il “gioco” dell’avversario.
Storia recente? Decisamente no, visto che la “destra” è sempre corsa dietro alle icone di varia natura della sinistra. Da Armando Plebe a Dacia Valent (l’europarlamentare di colore del Pci prima e di Rifondazione poi, che venne candidata da Fini – che bel colpo d’immagine! – e che naturalmente non fu eletta) qualsiasi personalità politica o del mondo della cultura proveniente da un’area di sinistra troverà sempre tutte le porte spalancate, perché non provoca alcun imbarazzo ad un sindaco o assessore alla cultura di un partito di destra, che si sentirà anzi esaltato dal ruolo di “operatore culturale super partes”. Viceversa, se allo stesso assessore si chiedesse di organizzare un convegno controcorrente nei confronti della rivoluzione francese o bolscevica, oppure sul ruolo dell’aristocrazia e della cavalleria dal medioevo ai nostri giorni, allora questi rischierebbe l’infarto o per lo meno pretenderebbe di lasciare ampio – e possibilmente maggiore – spazio ai rappresentanti del tanto rassicurante pensiero dominante.
Dovendo fare un resoconto del ventennio di governo e amministrazione della “destra” dopo il tramonto delle ideologie, Iannone non può che rilevare sconsolatamente che non si scorgono tracce tangibili, se non della decadenza (o, meglio) del marciume perfettamente rappresentati da un figuro come il cosiddetto “Batman” e dall’affaire Fini-Tulliani a Montecarlo. Non c’è alcuna speranza, dunque? Forse nei partiti no, ma per fortuna la politica si può fare anche al di fuori dei partiti, nelle associazioni culturali e sulle riviste, attraverso canali che la “destra” (al contrario della sinistra) non sa minimamente valorizzare. Perché la più grande differenza tra destra e sinistra èche alla prima è mancato un Antonio Gramsci: non un uomo di cultura (ce ne sono stati tanti), ma uno che facesse comprendere qual è il ruolo (ed il valore) della cultura nella battaglia politica.
Insomma, venti anni sprecati. E dire che in un ventennio, un’altra destra seppe cambiare completamente l’Italia…! Ma erano altri tempi e, soprattutto, altri uomini.
Gianandrea de Antonellis
http://www.barbadillo.it/25113-libri-sullinutilita-della-destra-di-luigi-iannone-e-il-ventennio-aennino-sprecato/
giovedì 1 maggio 2014
Novità: IMMAGINARIO DELLA COPPOLA STORTA di Filippo Di Forti
Filippo Di Forti
IMMAGINARIO DELLA COPPOLA STORTA
Approccio psicoanalitico alla mafia
Edizioni Solfanelli
La mafia è oscenità del potere, rifiuto del cambiamento e ha un viscerale rapporto con il territorio. Negazione del padre, sacralizzazione dell'immagine materna, mammasantissima, si struttura in una famiglia governata da un matriarcato perverso nella coesione tra fratelli per cui è nota anche come "fratellanza". Ribelle, conformista, fustigatore di costumi e, a un tempo, spacciatore di droga violento, feroce killer. Per il mafioso non ci sono spazi per i sentimenti, sostiene che per vivere ci vuole fegato. Le radici della mafia discoprono un immaginario della coppola storta, che rinasce sempre di nuovo da Maranzano a Matteo Messina Denaro.
Filippo Di Forti, psicoterapeuta a indirizzo psicoanalitico, consulente in sessuologia clinica, allievo di Cesare Musatti, Emilio Servadio, Enzo Paci, Franco Fornari, ha curato la formazione professionale a Palermo, Roma, Milano. Ha collaborato a varie riviste scientifiche, tra cui “Ulisse” ed “Hermes”. Umorismo, ironia, autoironia sono i fili conduttori dei suoi scritti.
Tra i vari libri: Quale psicoanalisi (Il Formichiere, Milano 1976); L’Analista deviante (Bertani, Verona 1978); Il labirinto dell’illusione (Bios, Cosenza 1986); A cominciare dall’amore di sé (Bios, Cosenza 1986); Lo stregone, la sfinge, l’analista (con prefazione di Emilio Servadio, Bios, Cosenza 1986); Il cammino psicoanalitico (Bios, Cosenza 1986);Itinerari del desiderio (Armando, Roma 2013) e Immaginario della coppola storta (Solfanelli, Chieti 2014).
Filippo Di Forti
IMMAGINARIO DELLA COPPOLA STORTA
Approccio psicoanalitico alla mafia
Presentazione di Franco Ferrarotti
Edizioni Solfanelli
[ISBN-978-88-7497-852-6]
Pagg. 176 - Euro 13,00
http://www.edizionisolfanelli.it/immaginariodellacoppola.htm
IMMAGINARIO DELLA COPPOLA STORTA
Approccio psicoanalitico alla mafia
Edizioni Solfanelli
La mafia è oscenità del potere, rifiuto del cambiamento e ha un viscerale rapporto con il territorio. Negazione del padre, sacralizzazione dell'immagine materna, mammasantissima, si struttura in una famiglia governata da un matriarcato perverso nella coesione tra fratelli per cui è nota anche come "fratellanza". Ribelle, conformista, fustigatore di costumi e, a un tempo, spacciatore di droga violento, feroce killer. Per il mafioso non ci sono spazi per i sentimenti, sostiene che per vivere ci vuole fegato. Le radici della mafia discoprono un immaginario della coppola storta, che rinasce sempre di nuovo da Maranzano a Matteo Messina Denaro.
Filippo Di Forti, psicoterapeuta a indirizzo psicoanalitico, consulente in sessuologia clinica, allievo di Cesare Musatti, Emilio Servadio, Enzo Paci, Franco Fornari, ha curato la formazione professionale a Palermo, Roma, Milano. Ha collaborato a varie riviste scientifiche, tra cui “Ulisse” ed “Hermes”. Umorismo, ironia, autoironia sono i fili conduttori dei suoi scritti.
Tra i vari libri: Quale psicoanalisi (Il Formichiere, Milano 1976); L’Analista deviante (Bertani, Verona 1978); Il labirinto dell’illusione (Bios, Cosenza 1986); A cominciare dall’amore di sé (Bios, Cosenza 1986); Lo stregone, la sfinge, l’analista (con prefazione di Emilio Servadio, Bios, Cosenza 1986); Il cammino psicoanalitico (Bios, Cosenza 1986);Itinerari del desiderio (Armando, Roma 2013) e Immaginario della coppola storta (Solfanelli, Chieti 2014).
Filippo Di Forti
IMMAGINARIO DELLA COPPOLA STORTA
Approccio psicoanalitico alla mafia
Presentazione di Franco Ferrarotti
Edizioni Solfanelli
[ISBN-978-88-7497-852-6]
Pagg. 176 - Euro 13,00
http://www.edizionisolfanelli.it/immaginariodellacoppola.htm
venerdì 18 aprile 2014
Novità editoriale: SULL'INUTILITÀ DELLA DESTRA di Luigi Iannone (Edizioni Solfanelli)
La crisi contemporanea se da una parte indica l’esito storico di un processo planetario, dall’altra ci rivela l’inettitudine e la mediocrità delle classi dirigenti di Destra e di Sinistra. Entrambe arrese al monoteismo del mercato, quindi fintamente dicotomiche e perciò categorie inservibili.
Ma se la Sinistra è totalmente ripiegata sulla difesa dei diritti civili, la Destra è riuscita a fare di peggio. Non solo ha messo definitivamente da parte l’idea che la competizione economica vada associata a forme istituzionalizzate di solidarietà (per esempio con l’economia sociale di mercato) e che la centralità della politica e la difesa della sovranità nazionale siano campi di azione irrinunciabili.
Ma grazie ad un’orda di parvenu catapultati in ruoli e responsabilità molto più grandi delle loro reali capacità culturali e politiche, è stata in grado di bruciare in poche legislature entusiasmi e illusioni di varie generazioni di italiani. Questo è quanto accaduto nel recente passato ma è anche l’orizzonte che si sta dischiudendo davanti a noi.
Luigi Iannone è nato a Caserta. Laureato in Scienze Politiche, è membro del Consiglio accademico dell’IASSP (Istituto di Alti Studi Strategici e Politici) di Milano.
Collabora con il quotidiano “Il Giornale”, la rivista di filosofia politica “Antares” e il trimestrale “Il Cerchio”. Ha scritto per le pagine culturali del “Secolo d’Italia”, “L’Indipendente” e “Il Roma”, per il settimanale “Panorama”, per il mensile “Il Borghese” e per la rivista “Percorsi”.
Ha pubblicato numerosi libri tra cui "Il profumo del nichilismo" (Edizioni Solfanelli).
Luigi Iannone
SULL'INUTILITÀ DELLA DESTRA
Edizioni Solfanelli
[ISBN-978-88-7497-857-1]
Pagg. 104 - € 10,00
http://www.edizionisolfanelli.it/inutilitadelladestra.htm
Ma se la Sinistra è totalmente ripiegata sulla difesa dei diritti civili, la Destra è riuscita a fare di peggio. Non solo ha messo definitivamente da parte l’idea che la competizione economica vada associata a forme istituzionalizzate di solidarietà (per esempio con l’economia sociale di mercato) e che la centralità della politica e la difesa della sovranità nazionale siano campi di azione irrinunciabili.
Ma grazie ad un’orda di parvenu catapultati in ruoli e responsabilità molto più grandi delle loro reali capacità culturali e politiche, è stata in grado di bruciare in poche legislature entusiasmi e illusioni di varie generazioni di italiani. Questo è quanto accaduto nel recente passato ma è anche l’orizzonte che si sta dischiudendo davanti a noi.
Luigi Iannone è nato a Caserta. Laureato in Scienze Politiche, è membro del Consiglio accademico dell’IASSP (Istituto di Alti Studi Strategici e Politici) di Milano.
Collabora con il quotidiano “Il Giornale”, la rivista di filosofia politica “Antares” e il trimestrale “Il Cerchio”. Ha scritto per le pagine culturali del “Secolo d’Italia”, “L’Indipendente” e “Il Roma”, per il settimanale “Panorama”, per il mensile “Il Borghese” e per la rivista “Percorsi”.
Ha pubblicato numerosi libri tra cui "Il profumo del nichilismo" (Edizioni Solfanelli).
Luigi Iannone
SULL'INUTILITÀ DELLA DESTRA
Edizioni Solfanelli
[ISBN-978-88-7497-857-1]
Pagg. 104 - € 10,00
http://www.edizionisolfanelli.it/inutilitadelladestra.htm
giovedì 20 febbraio 2014
Novità editoriale: LA PAROLA E L'IMMAGINE di Franco Ferrarotti (Edizioni Solfanelli)
Franco Ferrarotti
LA PAROLA E L'IMMAGINE
Note sulla neo-idolatria del secolo XXI
Edizioni Solfanelli
Questo libro si occupa della crisi della parola e del trionfo dell’immagine. La parola è essenziale per il discorso razionale, intersoggettivo, analitico. L’immagine è seducente, sintetica, a volte ipnotica. Esalta l’emotività. I mezzi di comunicazione elettronica odierni vivono di immagini, sono fondamentali per il predominio dell’audiovisivo e per l’obsolescenza della lettura.
L’Autore non è un neo-luddista. Non si schiera contro l’innovazione tecnica in quanto tale. Semplicemente prende buona nota che i media non mediano, che adolescenti, giovani e giovani adulti, così appassionatamente devoti ai loro gadget elettronici, spesso non sono in grado di padroneggiare razionalmente il flusso torrentizio delle informazioni indiscriminate e di costruirsi una loro tavola delle priorità.
La tentazione, per i genitori indaffarati fuori casa, per insegnanti demotivati e per chiese deserte, è forte: si tende ad affidare ai media, eticamente irresponsabili, il difficile compito della socializzazione primaria. Nessuna meraviglia che le conseguenze, sotto gli occhi di tutti, siano una gioventù disorientata e una società tanto tecnicamente raffinata quanto umanamente imbarbarita, litigiosa, egocentrica, in cui non sono solo tramontate le ideologie globali; appaiono liquefatti anche gli ideali.
Franco Ferrarotti
LA PAROLA E L'IMMAGINE
Note sulla neo-idolatria del secolo XXI
Edizioni Solfanelli
[ISBN-978-88-7497-845-8]
Pagg. 112 - € 9,00
http://www.edizionisolfanelli.it/laparolaelimmagine.htm
LA PAROLA E L'IMMAGINE
Note sulla neo-idolatria del secolo XXI
Edizioni Solfanelli
Questo libro si occupa della crisi della parola e del trionfo dell’immagine. La parola è essenziale per il discorso razionale, intersoggettivo, analitico. L’immagine è seducente, sintetica, a volte ipnotica. Esalta l’emotività. I mezzi di comunicazione elettronica odierni vivono di immagini, sono fondamentali per il predominio dell’audiovisivo e per l’obsolescenza della lettura.
L’Autore non è un neo-luddista. Non si schiera contro l’innovazione tecnica in quanto tale. Semplicemente prende buona nota che i media non mediano, che adolescenti, giovani e giovani adulti, così appassionatamente devoti ai loro gadget elettronici, spesso non sono in grado di padroneggiare razionalmente il flusso torrentizio delle informazioni indiscriminate e di costruirsi una loro tavola delle priorità.
La tentazione, per i genitori indaffarati fuori casa, per insegnanti demotivati e per chiese deserte, è forte: si tende ad affidare ai media, eticamente irresponsabili, il difficile compito della socializzazione primaria. Nessuna meraviglia che le conseguenze, sotto gli occhi di tutti, siano una gioventù disorientata e una società tanto tecnicamente raffinata quanto umanamente imbarbarita, litigiosa, egocentrica, in cui non sono solo tramontate le ideologie globali; appaiono liquefatti anche gli ideali.
Franco Ferrarotti
LA PAROLA E L'IMMAGINE
Note sulla neo-idolatria del secolo XXI
Edizioni Solfanelli
[ISBN-978-88-7497-845-8]
Pagg. 112 - € 9,00
http://www.edizionisolfanelli.it/laparolaelimmagine.htm
martedì 5 novembre 2013
Novità: EUROPA SENZA STATUALITÀ di Francesco Petrillo (Edizioni Solfanelli)

Quest’ultima, infatti, ha costantemente attraversato le fasi storico-concettuali e concettuali-storiche di costruzione della casa comune europea. Può permettere di individuare le forme di salvaguardia democratica anche in un’Europa ancora senza statualità. Può partire dal tessuto concettuale connettivo di quei Paesi europei, forti di un vissuto caratterizzato dalla necessità di strutturare nuove e più adeguate istanze democratiche di partecipazione anche e specie tra individui residenti sul territorio europeo e entità giuridico-politico-finanziarie che, ai diritti — e alla tutela di questi ultimi — dai primi rivendicati, contrappongono obblighi spesso difficili da intendere dal punto di vista politico-sociale e della cittadinanza.
Completa il volume, in appendice, l’intervento del prof. avv. Carmine Romaniello, dell’Università di Llanos (Caracas), sviluppato — come precisa lo stesso giurista sudamericano — a partire dalla lettura di alcuni dei saggi di Petrillo, riportati in questo volume e pubblicati agli inizi del millennio. Il saggio di Romaniello, volutamente conservato nella lingua di origine, mostra al lettore italiano, quanto il problema europeo, dal punto di vista giuridico e politologico, prima ancora che politico, vada posto all’interno di una dimensione globale.
Francesco Petrillo
EUROPA SENZA STATUALITÀ
L’essere umano dei diritti
nell’integrazione tra i popoli globalizzati
Edizioni Solfanelli
[ISBN-978-88-7497-850-2]
Pagg. 200 - Euro 14,00
http://www.edizionisolfanelli.it/europasenzastatualita.htm
venerdì 5 aprile 2013
ScaP's Reviews > Un popolo di frenetici informatissimi idioti

ScaP's review
bookshelves: 2000, giornalismo-saggi-politica, officina-del-pensiero
Apr 04, 13
Read on April 03, 2013 — I own a copy
Saggio interessantissimo. Illuminante. Vi si analizza come è cambiato il rapporto tra individui, e quello tra individuo e società, da quando - non solo grazie all'informatica - la cultura di massa è diventata produzione industriale.
La quantità abnorme di informazioni indistinte, complanari, "paratattiche", apparentemente democratiche, di cui usufruire grazie alla tecnologia della rete, è talmente imponente da richiedere un continuo aggiornamento. È cronofagica. Assorbe ogni sforzo. Non si ha più energia residua per una disamina critica delle informazioni; per una corretta analisi delle fonti; per la valutazione autonoma; per una serena eliminazione delle ridondanze. Men che meno, per la costruzione di una "storia cosciente" della propria coscienza. A tutto danno della personalità.
Anziché strutturarsi con un lento lavoro di scelta e selezione, l' "individuo" si accontenta sempre più di certificarsi in un dato statistico-numerico, come sola prova oggettiva del valore da cui trarre conforto. Il dato statistico tout-court è, quindi, sempre più funzione di sé stesso. Tanto da dare origine al fenomeno, stratificato e trasversale, di una cosiddetta "Mutual Admiration Society", in cui lo scambio di apprezzamento, acritico e strumentale, è reciprocamente utile, indotto, prima ancora che sentito. La sana autodeterminazione diventa sempre più "egolatria". E questa è il principale alimento del sistema produttivo. A qualsiasi livello, a cominciare dalla "produzione di cultura".
PS: «Idiota: s.m. (der. dal lat. ìdios «particolare; che sta a sé»), ... persona che si lascia strumentalizzare perché non capisce quel che accade» (Vocabolario Treccani).
La quantità abnorme di informazioni indistinte, complanari, "paratattiche", apparentemente democratiche, di cui usufruire grazie alla tecnologia della rete, è talmente imponente da richiedere un continuo aggiornamento. È cronofagica. Assorbe ogni sforzo. Non si ha più energia residua per una disamina critica delle informazioni; per una corretta analisi delle fonti; per la valutazione autonoma; per una serena eliminazione delle ridondanze. Men che meno, per la costruzione di una "storia cosciente" della propria coscienza. A tutto danno della personalità.
Anziché strutturarsi con un lento lavoro di scelta e selezione, l' "individuo" si accontenta sempre più di certificarsi in un dato statistico-numerico, come sola prova oggettiva del valore da cui trarre conforto. Il dato statistico tout-court è, quindi, sempre più funzione di sé stesso. Tanto da dare origine al fenomeno, stratificato e trasversale, di una cosiddetta "Mutual Admiration Society", in cui lo scambio di apprezzamento, acritico e strumentale, è reciprocamente utile, indotto, prima ancora che sentito. La sana autodeterminazione diventa sempre più "egolatria". E questa è il principale alimento del sistema produttivo. A qualsiasi livello, a cominciare dalla "produzione di cultura".
PS: «Idiota: s.m. (der. dal lat. ìdios «particolare; che sta a sé»), ... persona che si lascia strumentalizzare perché non capisce quel che accade» (Vocabolario Treccani).
http://www.goodreads.com/review/show/566240402
venerdì 22 marzo 2013
Novità editoriale: L'EUROPA AL BIVIO di Franco Ferrarotti (Edizioni Solfanelli)
L’Europa è ferma di fronte al dilemma: unione puramente monetaria oppure autentica comunità politica? Questo libro spiega che il dilemma viene da lontano e costituisce il peccato originale dell’Unione europea. L’Europa ha ceduto e fino ad oggi è rimasta legata alla concezione del generale de Gaulle di una “Europa delle patrie”, unita sola dalla moneta unica. Ma una moneta sovrana senza sovrano non basta. È una moneta orfana, vittima designata della predatoria speculazione internazionale.
Il primo saggio, che dà il titolo a questo libro, affronta questo tema, oggi decisivo per l’avvenire dell’Europa.
Franco Ferrarotti
L'EUROPA AL BIVIO
Edizioni Solfanelli
[ISBN-978-88-7497-810-6]
Pagg. 160 - € 12,00
http://www.edizionisolfanelli.it/europaalbivio.htm
Il primo saggio, che dà il titolo a questo libro, affronta questo tema, oggi decisivo per l’avvenire dell’Europa.
Franco Ferrarotti
L'EUROPA AL BIVIO
Edizioni Solfanelli
[ISBN-978-88-7497-810-6]
Pagg. 160 - € 12,00
http://www.edizionisolfanelli.it/europaalbivio.htm
sabato 2 marzo 2013
LEGGERE LA STORIA DELL’UOMO QUALUNQUE PER CAPIRE LA REALTA’ POLITICA DI OGGI
IL LIBRO DI PAOLO DEOTTO E LUCIANO GARIBALDI VERRÀ PRESENTATO A MILANO LUNEDÌ 4 MARZO, ALLE ORE 17,30, ALL’HOTEL CAVALIERI DI PIAZZA MISSORI
«La vera storia dell’Uomo Qualunque», scritta per l’editore Solfanelli (114 pagg., 10 euro) da Paolo Deotto e Luciano Garibaldi, con la post-fazione di Daniele Vittorio Comero, lascia intendere come le attuali condizioni politiche dell’Italia si possano in tutto assimilare a quelle degli anni dell’immediato secondo dopoguerra (1945-46) che videro la clamorosa affermazione prima del settimanale «L’Uomo Qualunque», fondato a Roma da Guglielmo Giannini nel luglio 1944 e giunto rapidamente a vendere 850 mila copie, e subito dopo del «Fronte dell’Uomo Qualunque», fondato da Giannini e che, alle elezioni per la Costituente del 2 giugno 1946, ottenne il 5,3% dei voti: quinto partito in Italia, con 30 deputati. Pochi mesi dopo, moltiplicò il successo alle amministrative.
Perché oggi un partito come il «Movimento 5 Stelle» di Beppe Grillo ha ottenuto un successo al di là di ogni aspettativa? Perché le condizioni di vita degli italiani di oggi assomigliano molto a quelle degli italiani appena reduci dalla guerra. Il Paese era uscito disastrato dal ventennio fascista e dalla rovinosa seconda guerra mondiale, e paventava di entrare in altre forme di totalitarismo. Una sciagurata e lunga esperienza di Stato-Partito, il fascismo, che era entrato in tutti gli aspetti della vita economica, sociale, lavorativa, e anche privata, pretendendo di forgiare uomini e coscienze, non poteva che generare crisi di rigetto verso quanti altri, uomini o partiti, si ponessero a loro volta come portatori della Verità e della Giustizia. Era dunque facile affermare che l’italiano, già oppresso da un partito (quello fascista), non voleva ora essere oppresso da sei partiti (quelli del CLN).
La sensazione di oppressione, che ogni cittadino provava nei confronti del nuovo Stato antifascista, non era molto diversa da quella odierna. Oggi, l’intrusione dello Stato nella vita dei cittadini non ha nulla da invidiare sia all’oppressione fascista sia a quella dei partiti antifascisti all’indomani della Liberazione. Ha incominciato il governo Berlusconi, con l’invenzione dei cosiddetti «studi di settore», che di fatto causarono la rovina e la fine di centinaia di migliaia di piccole realtà economiche (professionisti, artigiani, studi professionali, società a responsabilità limitata, eccetera), costrette ad annullare le partite IVA e a cessare le loro attività perché angariate da un fisco che pretendeva fossero pagate le tasse su guadagni mai realizzati. In tal modo si crearono centinaia di migliaia di disoccupati. L’oppressione fiscale è poi proseguita con vere e proprie rapine come l’IMU, che ha di fatto vanificato il risparmio di tutte le famiglie italiane, da sempre indirizzato all’acquisto del mattone. Si è poi arrivati a disposizioni intollerabili come l’obbligo agli impiegati di banca di chiedere al cliente che preleva più di mille euro, di dichiarare a cosa gli servono. Una intrusione vergognosa e intollerabile nella vita privata dei cittadini. In tutto degna dei sistemi adottati dalla STASI (la polizia di Stato) della Germania comunista, immortalati dal film «Le vite degli altri». Ognuno, dei propri soldi, deve poter fare ciò che vuole, a meno che non si dimostri, prove alla mano, che sono di provenienza illecita.
Il messaggio di fondo dell’Uomo Qualunque era il reclamare il diritto del cittadino a vivere in pace la sua realtà quotidiana. Quanto al programma del nuovo partito, era in questa sintesi: contro il comunismo; contro il capitalismo della grande industria che tende ad accordarsi sotto banco con i più violenti, cioé con i comunisti; a favore del liberismo in economia; per la limitazione della voracità fiscale e dell'ingerenza dello Stato nella vita privata dei cittadini.
La marcia dell’Uomo Qualunque verso il successo di massa, che pareva inarrestabile, fu fermata nel corso della campagna elettorale per le elezioni del 18 aprile 1948, allorché la Democrazia Cristiana, propostasi come muro contro l’avvento al potere dei social-comunisti (e dunque lo scivolamento dell’Italia nella sfera sovietica), chiuse la porta ad una eventuale intesa con l’Uomo Qualunque, e la Chiesa di Pio XII si schierò al suo fianco, con la scomunica per chi avesse votato comunista, ed esortando di fatto tutti i cattolici che avevano scelto il partito di Guglielmo Giannini a tornare a convergere sul partito di De Gasperi, unica via di salvezza per l’Italia.
Oggi, però, che il pericolo comunista non esiste più, certamente Giannini avrebbe la meglio all’insegna del “Via le mani dalle tasche dei cittadini!”.
PRESENTAZIONE A MILANO
L’Associazione culturale «Testimoni della Storia», facente capo all’ente culturale EUR 2000 presieduto da Giuseppe Virgilio Manzoni di Chiosca, presenterà il libro di Deotto e Garibaldi a Milano lunedì 4 marzo, alle ore 17,30, all’hotel Cavalieri di piazza Missori. Oltre ai due Autori, interverranno Daniele Vittorio Comero, autore della post-fazione, giornalista e analista elettorale, Giorgio Galli, scrittore e politologo, Gianluca Marchi, direttore del giornale on-line «L’Indipendenza».
http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=11558
venerdì 1 marzo 2013
La vera storia dell’Uomo Qualunque
L’editore Solfanelli è in grande spolvero. Pubblica un libro più bello dell’altro ormai da diversi mesi e conferma questo orientamento positivo con un libro firmato da Luciano Garibaldi e Paolo Deotto su un argomento molto in voga in tempi di affermazione del Movimento Cinque Stelle di Beppe Grillo, “La vera storia dell’Uomo Qualunque”. Una indagine breve, completa e divertente sull’origine del qualunquismo italiano che si fa partito. Gli autori mettono insieme un po’ di tutto: vignette, dati elettorali, copertine di rivista, e una conclusione al passo con i tempi, dal titolo “Ieri Giannini, domani Grillo”.
Gli storici Deotto e Garibaldi partono da un dato autobiografico di Giannini, la morte del figlio, mostrando di indagare fino in fondo le profonde motivazioni che spinsero questa peculiare figura di italiano a divenire protagonista di una parte importante della storia politica italiana. Scopriamo così il tentativo fallito di abboccamento col Pli e i corteggiamenti i Vittorio Emanuele Orlando, Bonomi e Nitti andati a vuoto, come pure l’aperta ostilità della massoneria quello che gli autori stessi definiscono il “fatale errore” di Giannini: il flirt con Togliatti.
Le pagine raccontano anche i “fasti” di una formazione politica che ebbe vita breve: il superamento per pochi voti a Roma sulla Dc e la medaglia d’oro in importanti città del Mezzogiorno: Giannini primo a Bari, Lecce, Foggia, Palermo, Catania, Messina, Salerno. Se al Sud i voti arrivavano eccome all’Uomo Qualunque, neppure al Nord mancavano: 5 seggi alla Spezia, 4 a Mantova, 7 a Torino, 8 a Firenze.
Poi quella storia si è interrotta, per lungo tempo. E nelle cento pagine scorrevoli di Garibaldi e Deotto è spiegato perché. Non si può anticipare anche questo, dovete comprarlo e sono dieci euro spesi bene.
di @AndreaCamaiora
http://www.caravella.eu/index.php/2013/03/01/la-vera-storia-delluomo-qualunque/
martedì 12 febbraio 2013
mercoledì 6 febbraio 2013
Novità: LA VERA STORIA DELL'UOMO QUALUNQUE di Paolo Deotto e Luciano Garibaldi (Edizioni Solfanelli)
“Qualunquismo”. Pochi sanno cosa voglia realmente dire, a cosa si riferisca. Ma in tanti sono pronti a giurare che il “qualunquista” è un uomo egoista, gretto, che bada solo agli affari suoi, che evita qualsiasi impegno politico e sociale. Se invece leggiamo la straordinaria avventura di Guglielmo Giannini, fondatore del settimanale “L’Uomo Qualunque” e poi dell’omonimo partito politico, scopriremo che quel commediografo di successo, giornalista, scrittore, era un uomo serio, pur con le sue intemperanze, col suo carattere sanguigno e irruente. Scopriremo che il movimento politico che fondò aveva probabilmente un difetto fondamentale: era troppo moderno.
In un’Italia che usciva dalla Seconda guerra mondiale e dalla guerra civile, che era alla fame e tuttavia ancora dilaniata dall’odio, il giornale di Giannini e successivamente il partito costituirono la voce di quei milioni di italiani che desideravano tornare a una vita normale, che erano disgustati da una politica di settarismo e arrivismo, che volevano tornare a essere cittadini e non continuare a essere sudditi.
Un’avventura brevissima, quella di Giannini. Il clamoroso successo del settimanale, alla fine del 1944, e del partito, alle elezioni per la Costituente e alle amministrative del 1946, fecero tremare i grandi partiti di massa, la Democrazia Cristiana e il Partito Comunista, che, alleati nel CLN ma sempre in contrasto tra loro, trovarono un nuovo momento di unità nello stritolamento di un comune nemico che si era dimostrato in grado di catalizzare i voti degli italiani pacifici, lavoratori, stanchi di furori ideologici che avevano portato solo disastri. Alle elezioni politiche del 1948 ebbe inizio il declino dell’“Uomo Qualunque”, che fu inarrestabile. La politica “professionale” aveva vinto e si prese anche la vendetta con la “damnatio memoriae”.
Luciano Garibaldi e Paolo Deotto tracciano una storia concisa ma chiara del qualunquismo, per farlo conoscere nella sua realtà e, anche, per rendere giustizia a un galantuomo. Nella postfazione, Daniele Vittorio Comero, politologo ed esperto di sistemi elettorali, attualizza il fenomeno, rilevando le analogie tra l’omino schiacciato dal torchio, simbolo della testata de “L’Uomo Qualunque”, e il cittadino di oggi, oppresso dallo Stato grazie a un sistema di polizia fiscale che sta trasformando l’Italia in una DDR ai tempi delle “vite degli altri”.
Paolo Deotto e Luciano Garibaldi
LA VERA STORIA DELL'UOMO QUALUNQUE
Postfazione di Daniele Vittorio Comero
Edizioni Solfanelli
[ISBN-978-88-7497-796-3]
Pagg. 120 - € 10,00
http://www.edizionisolfanelli.it/verastoriauomoqualunque.htm
sabato 26 gennaio 2013
mercoledì 12 dicembre 2012
“Ricostruire la democrazia”, una proposta super partes
Due super esperti del settore elettorale, il noto storico e politologo Giorgio Galli e lo specialista in Scienze Politiche Daniele Vittorio Coméro, nel loro ultimo libro Ricostruire la democrazia, edito da Marco Solfanelli, scendono in campo per presentare un sistema elettorale da essi messo a punto, che dovrebbe mandare in pensione, finalmente, i famigerati “porcellum” e “mattarellum” che hanno messo in ginocchio la democrazia nel nostro Paese.
Siamo ormai in dirittura d’arrivo per le prossime elezioni politiche del 2013, ma il Parlamento e le forze politiche stanno discutendo di meccanismi molto elaborati e poco comprensibili al grande pubblico, per cui la scelta della nuova legge è diventata una moderna “tela di Penelope”, da tessere di giorno e disfare di notte, per rimandare il più possibile le modalità di scelta dei nuovi rappresentanti. In questo quadro si inserisce la necessità di «ricostruire la democrazia», come recita il titolo del volume di Galli e Coméro.
I due studiosi propongono una legge elettorale equa, innovativa e rispettosa della sovranità popolare, studiata appositamente per superare l’attuale, imbarazzante stallo politico. In effetti, la storia di questi ultimi vent’anni ha dimostrato che chi ha messo mano alle leggi elettorali per trarne profitto immediato è stato poi punito dai risultati: nel 1993 l’onorevole Sergio Mattarella (DC) inventò il maggioritario all’italiana, che invece permise la vittoria di Berlusconi nel 1994; nel 2005 l’onorevole Calderoli (Lega) inventò il tuttora vigente “porcellum”, che ha determinato la vittoria della sinistra e il naufragio dei proponenti (UDC, FI, AN e, appunto, Lega).
Chiediamo dunque agli Autori qual’è l’idea di fondo del loro progetto: «È quella», risponde Daniele Coméro, «di impiegare il sistema proporzionale per la formazione della rappresentanza parlamentare, e il sistema maggioritario per un voto dedicato al governo, con una apposita scheda. Quindi, alle due schede classiche per la Camera e per il Senato, sulle quali apporre la scelta del partito con le eventuali preferenze, si aggiungerebbe una terza scheda cui è affidata una funzione ben precisa: decidere la squadra di governo».
Cosa troverebbero, gli elettori, su questa terza scheda? «Troverebbero le liste che gareggiano per formare il Governo, con riportati i nomi dei candidati per ogni circoscrizione. Così l’elettore, quando si troverà nella cabina elettorale, potrà scegliere le candidature a suo giudizio più indicate al compito, assegnando ad esse una preferenza. La lista che ottiene più voti vince con una squadra di eletti selezionata dagli elettori, e non più dai dirigenti di partito». Una riforma, quella proposta dai due Autori, in grado di chiudere la triste agonia della “seconda Repubblica” e di aprire una fase nuova nella politica italiana, facendo sentire la vera voce dei cittadini.
(Luciano Garibaldi)
lunedì 3 dicembre 2012
Imprigionati dalla rete (di Federica Lento, www.bottegascriptamanent.it)
Imprigionati dalla rete
di Federica Lento
Solfanelli presenta un’analisi accurata sui rischi del web Entrare in libreria, scorrere distrattamente tra i titoli che il mercato culturale ci propone e fermarsi incuriositi, forse anche un po’ punti nell’orgoglio, nel leggere su una copertina un insolito e inaspettato «informatissimi idioti». Di sicuro effetto, il binomio aggettivo-sostantivo utilizzato dal sociologo Franco Ferrarotti punta l’attenzione del lettore su un’analisi acuta di quello che la nostra società sta diventando. Non si tratta di un insulto gratuito: il termine “idioti” è da intendersi come “prigionieri nel web”; dalla versione più antica, il greco idiòtes, cioè “privato”, si è arrivati, in epoca romana e moderna, al significato di “inesperto”, “incolto”, in contrapposizione a colui che occupava e occupa una carica pubblica e quindi “colto”, “capace”, “esperto”. Rispetto a questa competenza dell’erudito, Ferrarotti oppone l’incompetenza dell’assiduo frequentatore della rete, quella che informa senza formare e che rende l’essere umano schiavo di un mondo virtuale. Più che una servitù volontaria, si tratta di una vera e propria rinuncia alla libertà personale. L’autore, nel suo saggio Un popolo di frenetici informatissimi idioti (Solfanelli, pp. 104, € 9,00), parla degli individui contemporanei come di una generazione che si tuffa consapevolmente e volontariamente nella prigionia, sottoponendosi al servizio di sconosciuti padroni della nostra quotidianità con la smania di chi pensa di aver ottenuto piena libertà di espressione.
di Federica Lento
Solfanelli presenta un’analisi accurata sui rischi del web Entrare in libreria, scorrere distrattamente tra i titoli che il mercato culturale ci propone e fermarsi incuriositi, forse anche un po’ punti nell’orgoglio, nel leggere su una copertina un insolito e inaspettato «informatissimi idioti». Di sicuro effetto, il binomio aggettivo-sostantivo utilizzato dal sociologo Franco Ferrarotti punta l’attenzione del lettore su un’analisi acuta di quello che la nostra società sta diventando. Non si tratta di un insulto gratuito: il termine “idioti” è da intendersi come “prigionieri nel web”; dalla versione più antica, il greco idiòtes, cioè “privato”, si è arrivati, in epoca romana e moderna, al significato di “inesperto”, “incolto”, in contrapposizione a colui che occupava e occupa una carica pubblica e quindi “colto”, “capace”, “esperto”. Rispetto a questa competenza dell’erudito, Ferrarotti oppone l’incompetenza dell’assiduo frequentatore della rete, quella che informa senza formare e che rende l’essere umano schiavo di un mondo virtuale. Più che una servitù volontaria, si tratta di una vera e propria rinuncia alla libertà personale. L’autore, nel suo saggio Un popolo di frenetici informatissimi idioti (Solfanelli, pp. 104, € 9,00), parla degli individui contemporanei come di una generazione che si tuffa consapevolmente e volontariamente nella prigionia, sottoponendosi al servizio di sconosciuti padroni della nostra quotidianità con la smania di chi pensa di aver ottenuto piena libertà di espressione.
La rete globale che ci imprigiona e ci rende soli
La disponibilità di accesso al web dà l’impressione di una grande libertà d’azione, invece nasconde trappole letali, peggiori di qualsiasi divieto di espressione. La rete è diventata una sorta di Panopticon contemporaneo, quel carcere prototipo ideato nel 1791 dal filosofo Jeremy Bentham. L’idea alla base del Panopticon (che tutto fa vedere) era quella che un unico guardiano potesse osservare (optikon) tutti (pan) i prigionieri in ogni momento, portando alla percezione, da parte dei detenuti, di un’invisibile onniscienza del guardiano, che li avrebbe condotti a seguire sempre la disciplina, con il risultato di avere un unico modo possibile di comportamento, trasformando così indelebilmente il loro carattere.
Il mostro dell’omologazione, denunciato da Pier Paolo Pasolini in tempi non ancora sospetti, controlla il comportamento, le opinioni, i desideri, le inclinazioni e il pensiero di milioni di persone senza essere visto. La sottomissione volontaria al nuovo Panopticon, tuttavia, non è dovuta al bisogno di nitidezza e razionalizzazione, ma al desiderio di ritrovare una condizione di condivisione che è venuta a mancare nella società postmoderna, come risultato dell’indebolimento dei legami personali. È la voglia di comunità e comunicazione, di far parte di un tutto e di essere riconosciuti come individui, che spinge a ricercare nella rete ciò che è andato perduto nella realtà quotidiana: «Un’intera generazione che appare nello stesso tempo informatissima di tutto, comunica tutto a tutti in tempo reale, ma non capisce quasi nulla e non ha niente di significativo da comunicare» la definisce Ferrarotti.
La critica che muove il professore all’eccesso di informazione-disinformazione della rete è il fatto di essere un fenomeno incontrollato e incontrollabile: «Internet, priva della critica delle fonti, è la grande pattumiera planetaria e paratattica, in cui gli individui vanno quotidianamente affondando». La rete globale semplifica i processi costruttivi e linguistici e lo sviluppo di un pensiero critico, sottraendosi a un maggiore impegno mentale. Il rischio in cui incorre chi si informa e si forma esclusivamente con Internet è quello di non essere in grado di distinguere le informazioni vere da quelle fasulle, rimanendo comunque da solo nella sua illusoria ricerca di conoscenza e condivisione.
Il lutto di un’intera società
Nella società “liquida” che ha contraddistinto e forse segna ancora la nostra epoca (come sappiamo, la discussione sulla fine del postmoderno è tuttora aperta), si susseguono una serie di “morti” che gettano nel lutto l’umanità. La morte del pensiero e con essa del poter pensare; la morte dell’oggetto libro, con le case editrici che da luoghi di artigianato si muovono sempre più freneticamente verso una spersonalizzata catena di montaggio della cultura; la morte della vita attiva, dove i giovani da «ragazzi di vita», come li definiva Pasolini, si trasformano in passivi spettatori davanti a uno schermo; la morte del concetto di qualità, sostituito da quello prepotente della quantità dove non è importante il “cosa si conosce” ma il “quanto sommariamente se ne ha idea”; la morte dell’università che da struttura selettiva è diventata di massa, in cui il valore dell’individuo singolo perde di significato; la morte della memoria, perché ormai non c’è più nulla da ricordare e tutto ciò che c’era da raccontare è stato detto.
La soluzione auspicata da Ferrarotti consiste nella sintesi tra cultura umanistica e cultura scientifica, da ricercare «in uno spirito critico che non confonde la funzione con la funzionalità», garantendo la capacità di valutazione critica globale delle situazioni storiche specifiche, in base ad una nuova commistione tra umanesimo e tecnica. Per sviluppare questo senso critico bisogna dunque riprendere coscienza di sé, dei valori del singolo, delle eccellenze, allontanarsi dalla pericolosa tentazione costante della massificazione e del conformismo che i nuovi media ci servono. Il saggio di Franco Ferrarotti, con il suo titolo volutamente provocatorio, ci sprona a farlo.
Federica Lento
(www.bottegascriptamanent.it, anno VI, n. 64, dicembre 2012)
martedì 27 novembre 2012
Novità: RICOSTRUIRE LA DEMOCRAZIA di Giorgio Galli Daniele Vittorio Comero (Edizioni Solfanelli)
Le conquiste sociali e politiche del secolo scorso, in primis, la sovranità popolare e il suffragio universale, frutto del lungo percorso iniziato in epoca illuminista, sono oggetto di continui tentativi di esproprio.
In campo politico, in questi ultimi decenni, ci sono state almeno due tentativi: nel 1993 con la legge elettorale detta “mattarellum” (collegio uninominale e liste bloccate) e nel 2005 con il “porcellum”, il famigerato sistema elettorale che ha reso il Parlamento un’assemblea di nominati. Un passo indietro nella storia, di oltre centocinquanta anni.
La scelta della nuova legge è diventata una moderna “tela di Penelope”, da tessere di giorno e disfare di notte. Se la metafora storica è quella giusta, allora c’è da aspettarsi il ritorno di Ulisse, per liberare il “Palazzo”.
Giorgio Galli e Daniele Vittorio Comero
RICOSTRUIRE LA DEMOCRAZIA
La “tela di Penelope” delle riforme elettorali
Edizioni Solfanelli
[ISBN-978-88-7497-789-5]
Pagg. 136 - € 11,00
http://www.edizionisolfanelli.it/ricostruirelademocrazia.htm
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